venerdì 30 settembre 2005

La Maliziosa
Arthur Rimbaud

Nella sala da pranzo, bruna, profumata
di frutta e di vernice, come chi non pensa
raccolsi un piatto di non so quale portata
belga, e sprofondai nella mia sedia immensa.

Mangiando, udivo il pendolo, - calmo e giulivo.
La cucina s'aprì in mezzo a una sbuffata.
- Entrò la serva, e chissà per quale motivo,
lo scialle sfatto, con malizia pettinata,

ecco il ditino tremante pose e ripose
sulla sua guancia, velluto di pesche-rose
bianche, e con smorfie del suo labbro bambino

per mio agio, i piatti mi riordinò vicino
- poi, - ma certo per prendersi un bacio, - così
mi soffiò: "Ho una freddo alla guancia, senti qui..."


Il 30 settembre. quando la Facoltà di Medicina elegge i suoi rappresentanti annuali, riempii di gas il pallone e lo trasferìi sulla cupola del palazzo, proprio mentre quei signori erano a tavola, occupaci a banchettare lautamente. Assicurai la fionda intorno alla palla d'oro della cupola, legando l'altra estremità al pallone. Poi cominciai a salire ad un'altezza vertiginosa, traendomi dietro la Facoltà di Medicina al completo, e la trattenni lassù per più di tre mesi. Naturalmente voi vorrete sapere come fece a nutrirsi quella gente per tutto quel tempo, e io vi risponderò che se li avessi tenuti per aria il doppio di quel tempo, riguardo a questo non avrebbero sofferto alcun danno, tanto era ricco – o, per dir meglio, opulento – il banchetto imbandito per quella solennità.


RUDOLPH E. RASPE, GOTTFRIED A. BURGER
Il barone di Munchhausen, 1785



giovedì 29 settembre 2005

Vita della mia vita
Rabindranath Tagore

Vita della mia vita,
sempre cercherò di conservare
puro il mio corpo,
sapendo che la tua carezza vivente
mi sfiora tutte le membra.

Sempre cercherò di allontanare
ogni falsità dai miei pensieri,
sapendo che tu sei la verità
che nella mente
mi ha acceso la luce della ragione.

Sempre cercherò di scacciare
ogni malvagità dal mio cuore,
e di farvi fiorire l'amore,
sapendo che hai la tua dimora
nel più profondo del cuore.

E sempre cercherò nelle mie azioni
di rivelare te,
sapendo che è il tuo potere
che mi dà la forza di agire.

Fattoria Grange   Old Heanor, 29 settembre


Sono riuscito a trovare lavoro qui perché nell'esercito conoscevo Richards, l'ingegnere della Compagnia. E una fattoria che appartiene alla Butler and Smitham Colliery Company, l'usano per coltivare il grano e l'avena per i pony delle miniere, non è un'impresa privata. Ma hanno vacche e maiali e tutto il resto, ed io guadagno trenta scellini alla settimana come bracciante. [...]
Questo è il mio quarantesimo inverno. E non c'è nulla che possa fare per tutti gli inverni che sono passati. Ma quest'inverno resterò fedele alla mia fiammella di Pentecoste, e avrò un po' di pace. Non permetterò che il fiato della gente la spenga. Credo in un mistero superiore che non fa morire nemmeno il croco. E anche se tu sei in Scozia e io sono nei Midlands e non posso stringerti tra le braccia e mettere le mie gambe intorno a te, di te ho ugualmente qualcosa. La mia anima batte dolcemente le ali con te nella fiammella della Pentecoste, ed è come la pace che si raggiunge scopando. Scopando, abbiamo messo al mondo una fiammella. E, scopando, il sole e la terra mettono al mondo i fiori. Ma è una cosa delicata, ci vuole pazienza, ci vuole una lunga pausa.


DAVID HERBERT LAWRENCE
L'amante di Lady Chatterley, 1928


mercoledì 28 settembre 2005

Il tuo cuore e il mio
Juan Ramon  Jimenez

Il tuo cuore e il mio
sono due parti in fiore,
che unisce l'arcobaleno.

28-9-1932

[...] Non è questa prima giornata di avvertibile autunno (la puma giornata di freddo non fresco che veste l'estate morta di minore luce) che mi dà, in una trasparenza straniata, una sensazione di proposito morto o di falsa volontà. Eppure non c'è, in questo interludio di cose perdute, una traccia incerta di memoria inutile. E, più dolorosamente, un tedio di stare rammentando ciò che non si ricorda, uno scoraggiamento di ciò che la coscienza ha perso fra alghe o giunchi, in riva a non so che cosa.

Vedo che la giornata, limpida e immobile, ha un cielo positivo, di un azzurro meno chiaro dell'azzurro profondo. Vedo che il sole, leggermente meno dorato di prima, infiamma di riflessi umidi i muri e le finestre. Mi rendo conto che, nonostante non ci sia vento, o brezza che lo ricordi e lo neghi, nella città indefinita dorme tuttavia una frescura sveglia. Mi rendo conto di tutto ciò, senza pensare o volere, e non ho sonno se non come ricordo, e non ho nostalgia se non come inquietudine.


FERNANDO PESSOA
Il libro dell'inquietudine, 1982 (post.)


martedì 27 settembre 2005

Rose
Juan Ramon  Jimenez

Mi cammini dentro,
moglie nuda,
come la mia anima.

E, con te, il mio corpo
è come una lunga galleria magica,
che sbuca in un mare soleggiato senza nessuno.


Nelle prime ore pomeridiane del 27 settembre Luisa ritornava da Porlezza con alcune carte da copiare per il notaio. In quel tempo gli scogli fra S. Michele e Porlezza erano affatto selvaggi, non avevano la sottile briglia che ora li doma. Luisa s'era fatta tragittare in barca per quel breve tratto e poi aveva preso, a piedi, la stradicciuola che, come tutte quelle del mio piccolo mondo, antico e moderno, non comporta altri metodi di viaggiare; la stradicciuola graziosa e perfida che cerca ogni mezzo di non arrivar mai dove il viandante vorrebbe


Antonio Fogazzaro
Piccolo mondo antico, 1895

lunedì 26 settembre 2005

 
Juan Ramon  Jimenez

Il mio corpo si perde, da vivo, nella mia anima,
come il raggio dell'ultimo sole
nel primo raggio della luna.

Mezzaluna

Federico Garcia Lorca

La luna cammina sull'acqua
com'è tranquillo il cielo!
Va segando lentamente
il tremore vecchio del fiume
mentre un ramo giovane
la prende per uno specchio.



domenica 25 settembre 2005

Io non ti sposerò
perchè non sarei io..
la vita la vivrò amando a modo mio..
io non pronuncierò le solite promesse..
davanti alla città..
a un Dio che io non so..
Io non ti sposerò..
per bruciare lentamente ogni emozione..
e cadere in braccio all'abitudine..
per addormentarsi alla televisione.. in pantofole..
Io non ti sposerò..
per credere all'idea
che quando lo farò sarai per sempre mia..
non ti regalerò carezze e tradimenti..
 la nostra dignità io la difenderò
ma non ti sposerò..
Io non sorriderò nella fotografia dell felicità
che il tempo porta via..
io non ti chiederò di rinunciare al mondo..
all'eventualità di dirmi anche di no..
io non ti sposerò
per riempire i nostri vuoti con un figlio
e non fare piu l'amore prima o poi..
ma cercare in fondo al cuore un pò d'orgoglio..
per salvare lui..
Io non ti sposerò..
per quello che non sei ..
e se ti perderò tu non mi perderai..
saremo solo 2 canzoni
senza tempo le mie
con le tue che sempre canterò..
Io non ti sposerò..
Perchè l'amore è un altro sì
che non si può pretendere..
Ti spinge all'angolo di un ring..
ma ti fa vivere.. lo so ..
ma non ti sposerò..
 ALLORA AMORE MIO ..
 ABBRACCIA QUESTA VITA..
NELLA SUA LIBERTA'..
CON ME TI PORTERO' ..
E LI'  TI SPOSERO'..

Marco Masini



Ieri ti ho baciato sulle labbra.
Ti ho baciato sulle labbra. Intense,
rosse. Un bacio così corto
durato più di un lampo,
di un miracolo, più ancora.
Il tempo
dopo averti baciato
non valeva più a nulla
ormai, a nulla
era valso prima.
Nel bacio il suo inizio e la sua fine.

Oggi sto baciando un bacio;
sono solo con le mie labbra.
Le poso
non sulla bocca, no, non più
- dov'è fuggita ? -
Le poso
sul bacio che ieri ti ho dato,
sulle bocche unite
dal bacio che hanno baciato.
E dura, questo bacio
più del silenzio, della luce.
Perchè io non bacio ora
né una carne né una bocca,
che scappa, che mi sfugge.
No.
Ti sto baciando più lontano.

Pedro Salinas

Il sindaco conservò una sorprendente equanimità; sorrise e si diede a scrutare il nastro del proprio cappello: Padre Pirrone aveva gli occhi rivolti al soffitto come se fosse un capomastro incaricato di saggiarne la solidità. Don Fabrizio rimase male: quelle taciturnità congiunte gli sottraevano anche la minima soddisfazione di aver stupefatto gli ascoltatori. Fu quindi con sollievo che si accorse che don Calogero stava per parlare.
«Lo sapevo, Eccellenza, lo sapevo. Sono stati visti baciarsi Martedì 25 Settembre, la vigilia della partenza di Don Tancredi; nel vostro giardino, vicino alla fontana. Le siepi di alloro non sempre sono fitte come si crede. Per un mese ho atteso un passo di vostro nipote, e adesso pensavo già di venire a chiedere a Vostra Eccellenza quali fossero le intenzioni di lui.»


GIUSEPPE TOMASI DI LAMPEDUSA
Il Gattopardo, 1958 (post.)


Tu al mio fianco sulla sabbia, sei sabbia,
tu canti e sei canto,
Il mondo è oggi la mia anima
canto e sabbia,il mondo oggi è la tua bocca,
lasciatemi sulla tua bocca e sulla sabbia
essere felice,
essere felice perché si,
perché respiro e perché respiri,
essere felice perché tocco il tuo ginocchio
ed è come se toccassi la pelle azzurra del cielo
e la sua freschezza.
Oggi lasciate che sia felice, io e basta,
con o senza tutti, essere felice con l’erba
e la sabbia essere felice con l’aria e la terra,
essere felice con te,con la tua bocca,
essere felice.

Pablo Neruda

sabato 24 settembre 2005

IO, DON JOSÉ DE ABOS Y PADILLA, Notaio


delle Reali Entrate di Sua Maestà, Cancelliere della Provincia, Pubblico Notaio della Santa Crociata di questo Vescovado, ecc. ecc.


dichiaro e certifico a termini di legge che, nella causa criminale aperta il 24 settembre 1799 contro i negri della nave San Dominique, venne fatta davanti a me la dichiarazione seguente:


Dichiarazione de/ primo testimone, DON BENITO CERENO.


Lo stesso giorno, mese e anno, Suo Onore il dottor Juan Martinez de Rozas, Consigliere della Real Corte di questo Reame, dotto nelle leggi di questa Intendenza, ingiunse al capitano del San Dominique, Don Benito Cereno, di comparire; il che questi fece in lettiga, assistito dal monaco Infelez; ne ricevette giuramento, ch'egli prestò per Dio nostro Signore e con un segno di Croce, obbligandosi a deporre la verità su tutto ciò che sapeva e che gli fosse richiesto; [...].


HERMAN MELVILLE
Benito Cereno, 1855


venerdì 23 settembre 2005

L'infinita
Pablo Neruda

Vedi queste mani? Han misurato
la terra, han separato
i minerali e i cereali,
han fatto la pace e la guerra,
hanno abbattuto le distanze
di tutti i mari, di tutti i fiumi,
e tuttavia
quando percorrono
te, piccola,
grano di frumento, allodola,
non riescono a comprenderti,
si stancano raggiungendo
le colombe gemelle
che riposano o volano sul tuo petto,
percorrono le distanze delle tue gambe,
si avvolgono alla luce della tua cintura.
Per me sei un tesoro più colmo
d'immensità che non il mare e i grappoli,
e sei bianca e azzurra e vasta come
la terra nella vendemmia.
In questo territorio,
dai tuoi piedi alla tua fonte,
camminando, camminando, camminando,
passerò la mia vita."


giovedì 22 settembre 2005


Era venuto l'equinozio d'autunno. Già si sentiva, fresco sulla pelle, il frizzo dell'aria serale. Tanti ricordi lo assillavano, che egli mandò alla casa della defunta signora una ragazza, la figlia del suo Portatore di Faretra, con una lettera. C'era un bel chiaro di luna, e dopo aver congedato la sua messaggera egli indugiò un istante a contemplare la notte. Era proprio uno di quei momenti in cui era solito chiedere musica. Ricordava come le parole di lei, sussurrate appena, si mescolavano con quelle armonie di strana forma, ricordava come tutto era strano, il suo viso, la sua espressione, la sua figura. Pensò alla poesia che dice che «le cose reali nell'ombra non sembrano più reali dei sogni», e ai suoi desideri sarebbe bastata una sostanza incorporea come la vita sognante di quelle notti.


MURASAKI
Storia di Genji, il principe splendente, 1001-11 ca.



Salvo
Chiaro di luna 2005

Posso scrivere i versi...
Pablo Neruda

Posso scrivere i versi più tristi stanotte.

Scrivere, per esempio. "La notte è stellata,
e tremano, azzurri, gli astri in lontananza".

E il vento della notte gira nel cielo e canta.

Posso scrivere i versi più tristi stanotte.
Io l'ho amata e a volte anche lei mi amava.

In notti come questa l'ho tenuta tra le braccia.
L'ho baciata tante volte sotto il cielo infinito.

Lei mi ha amato e a volte anch'io l'amavo.
Come non amare i suoi grandi occhi fissi.

Posso scrivere i versi più tristi stanotte.
Pensare che non l'ho più. Sentire che l'ho persa.

Sentire la notte immensa, ancor più immensa senza di lei.
E il verso scende sull'anima come la rugiada sul prato.

Poco importa che il mio amore non abbia saputo fermarla.
La notte è stellata e lei non è con me.

Questo è tutto. Lontano, qualcuno canta. Lontano.
La mia anima non si rassegna d'averla persa.

Come per avvicinarla, il mio sguardo la cerca.
Il mio cuore la cerca, e lei non è con me.

La stessa notte che sbianca gli stessi alberi.
Noi, quelli d'allora, già non siamo gli stessi.

Io non l'amo più, è vero, ma quanto l'ho amata.
La mia voce cercava il vento per arrivare alle sue orecchie.

D'un altro. Sarà d'un altro. Come prima dei miei baci.
La sua voce, il suo corpo chiaro. I suoi occhi infiniti.

Ormai non l'amo più, è vero, ma forse l'amo ancora.
E' così breve l'amore e così lungo l'oblio.

E siccome in notti come questa l'ho tenuta tra le braccia,
la mia anima non si rassegna d'averla persa.

Benchè questo sia l'ultimo dolore che lei mi causa,
e questi gli ultimi versi che io le scrivo.

mercoledì 21 settembre 2005

La lettera era datata 18 settembre 1952 (eravamo ormai al 22 settembre) e Lo indicava il seguente indirizzo: ,,Fermo posta, Coalmont» (Non «Virginia>>, non «Pennsylvania», non «Tennessee»... e neppure «Coalmont», del resto... ho camuffato tutto, amor mio). Opportune ricerche appurarono che si trattava di un piccolo centro industriale a circa milletrecento chilometri da New York. Pensai dapprima di viaggiare per tutto il giorno e per tutta la notte, ma poi cambiai idea e mi riposai per un paio d'ore, verso l'alba, nella stanza di un albergo per automobilisti, pochi chilometri prima della  cittadina. Ero pervenuto alla conclusione che il demone, questo Schiller, fosse un rappresentante di automobili e che avesse forse conosciuto la mia Lolita dandole un passaggio a Beardsley – il giorno in cui ella aveva forato una gomma della bicicletta mentre si recava dalla signorina Emperor– e combinando magari qualche pasticcio sin da allora.



VLADIDIIR NABOKOV
Lolita, 1955



Giochi ogni giorno

Pablo Neruda

Giochi ogni giorno con la luce dell'universo.
Sottile visitatrice, giungi nel fiore e nell'acqua.
Sei più di questa bianca testina che stringo
come un grappolo tra le mie mani ogni giorno-

A nessuno rassomigli da che ti amo.
Lasciami stenderti tra ghirlande gialle.
Chi scrive il tuo nome a lettere di fumo tra le stelle del sud?
Ah lascia che ti ricordi come eri allora, quando ancora non esistevi.

Improvvisamente il vento ulula e sbatte la mia finestra chiusa.
Il cielo è una rete colma di pesci cupi.
Qui vengono a finire tutti i venti, tutti.
La pioggia si denuda.

Passano fuggendo gli uccelli.
Il vento. Il vento.
lo posso lottare solamente contro la forza degli uomini.
Il temporale solleva in turbine foglie oscure
e scioglie tutte le barche che iersera s'ancorarono al cielo.

Tu sei qui. Ah tu non fuggi.
Tu mi risponderai fino all'ultimo grido.

Raggomitolati al mio fianco come se avessi paura.
Tuttavia qualche volta corse un'ombra strana nei tuoi occhi.

Ora, anche ora, piccola, mi rechi caprifogli,
ed hai anche i seni profumati.
Mentre il vento triste galoppa uccidendo farfalle
io ti amo, e la mia gioia morde la tua bocca di susina.

Quanto ti sarà costato abituarti a me,
alla mia anima sola e selvaggia, al mio nome che tutti allontanano.
Abbiamo visto ardere tante volte l'astro baciandoci
gli occhi
e sulle nostre, teste ergersi i crepuscoli in ventagli giranti.

Le mie parole piovvero su di te accarezzandoti.
Ho amato da tempo il tuo corpo di madreperla soleggiata.
Ti credo persino padrona dell'universo.
Ti porterò dalle montagne fiori allegri, copihues,
nocciole oscure, e ceste silvestri di baci.
Voglio fare con te
ciò che la primavera fa con i ciliegi

martedì 20 settembre 2005

Quel 21 settembre i titoli dei giornali della sera annunciavano a tutti ì baiani:
CITTÀ IN FESTA — LA PRIMAVERA DEI MARINAI.
Al bar Flor-de-Sao-Miguel, la sera precedente, prima che si sapesse dell'invasione di rua Barroquinha da parte delle forze di polizia della Sezione Giuoco e Buoncostume e del grido di guerra di Nilia Cabarè, e prima del pronunciamento di Exù Tirirí, il giovane Kalil Chamas aveva biasimato con parole piene di infiammata indignazione la pletora di pedissequi imitatori dei costumi europei che festeggiavano l'arrivo della primavera nel bel mezzo dei piovaschi settembrini – una caterva di idioti, gli stessi che, in occasione della Pasqua, tra-vestivano i figli da conigli e, nel più torrido dicembre, collocavano fiocchi di cotonina sugli alberi di Natale simulando le nevi invernali: «Ci manca solo che indossino la pelliccia e si mettano a tremare dal freddo!».


JORGE AMADO
Teresa Batista stanca di guerra, 1972