lunedì 27 febbraio 2006




Imprigionami – ancora canterò -



Scacciami – il mandolino



dentro di me risuonerà sincero.






Uccidimi – e, inneggiando, fino al Cielo



salirà la mia anima,



sempre tua.






E. DICKINSON




domenica 26 febbraio 2006




Buona giornata e buon inizio settimana a tutti


 



In fondo al cuore,



unica preghiera,



un’eco di passi



 



come di gatta:



l’orecchio suo trangugia suoni



il piede si leva alla corsa



lo sguardo



riluce ovunque



dal suo volto scampo non v’è,



bella, un fiore



ma irta d’armi, e in fondo



non ha nulla a che fare con noi.



 



PAUL KLEE



 


venerdì 24 febbraio 2006

Visto che siamo a carnevale ho scritto una cosetta amena...
per leggerla andate qui..

è arrivato carnevale

giovedì 23 febbraio 2006

 



Amata, di quella dolce prigionia



La mia anima è lieta…



Tenere braccia che inducono alla resa



E vogliono essere strette.



Sempre così mi trattenessero,



Felice prigioniero sarei!



Amata, quella notte mi tenta



Che, nel tremante viluppo delle braccia,



In alcun modo gli allarmi



Possano turbarci ma il sonno



A più sognante sonno si sposi e l’anima



Con l’anima giaccia prigioniera.



 



James Joyce



 


martedì 21 febbraio 2006

 



C’è qualcosa nella morte



Che è come l’amore!



Se con qualcuno che ti ha fatto conoscere la passione,



e l’ardore dell’amore giovane,



anche tu, dopo anni di vita



insieme, senti che la fiamma si va estinguendo,



e così insieme andate svanendo,



gradualmente, impercettibilmente, con delicatezza,



come stando abbracciati,



attraverso la stanza consueta –



questo è il potere dell’unisono tra anime



che è come l’amore


Edgar Lee Masters



 

lunedì 20 febbraio 2006

 


Lei portava la coppa in mano –



Pari al suo orlo aveva il mento e la bocca –



Aveva un passo così leggero e sicuro,



che dalla coppa non cadeva una stilla



 



Non meno leggera e salda era la mano di lui:



un giovane cavallo egli montava,



e con gesto noncurante



a una tremante immobilità lo sforzava.



 



Eppure quando dalla mano di lei



La lieve coppa egli dovè prendere



Per entrambi fu troppo pesante;



perché entrambi tremavano tanto



che le mani non si trovano,



e scuro vino corse sul suolo



 



Hugo Von Hofmannsthal



 



 


 

domenica 19 febbraio 2006

 


Se essi hanno scordato



O si scordano ora



O mai si ricorderanno –



È più prudente ignorare –



 



Le pene dell’ipotesi



Son più blanda ferita



Che una realtà di ferro



Temprata dal sapere –



 



E. Dickinson



 



 

venerdì 17 febbraio 2006


Un mio racconto ...



 



Dal buio affiorano tutti i momenti più belli della mia vita, tutte le persone che ho amato.



E' dunque questo il passaggio tra la vita e la morte?



Sento il freddo dell'acqua che mi circonda e inizia ad entrare in bocca e nel naso.



Sento mille mani che cercano di afferrarmi, mai io gli scivolo sopra.



Sento che sto perdendo i sensi...



Un calore mi investe il viso, un calore familiare, come se ci fosse il sole a scaldarmi. Anche un rumore che distinguo benissimo... no, non è un rumore, è un suono bellissimo, quello delle onde del mare che si infrangono sugli scogli.



Un formicolio su tutto il corpo. Sono vivo, o è solo un illusione?



Ancora non ho aperto gli occhi, forse per la paura di vedere dove sono.



Qualche cosa di caldo si appoggia sulla mia guancia, una mano. Riesco a socchiudere gli occhi e vedo delle ombre indistinte davanti a me.



Piano piano riesco ad aprire meglio gli occhi e cerco di mettere a fuoco quello che ho davanti. Una donna, una donna bellissima. Ora la distinguo bene il suo viso: bianco, le labbra rossissime, i capelli scuri che controluce evidenziano dei bellissimi riflessi rossi. Mi colpiscono i suoi dolcissimi occhi azzurri che mi guardano rassicurandomi.



Lentamente riesco a prendere coscienza di quello che mi sta attorno: sono sdraiato sopra uno scoglio, vicino al mare, sento gli schizzi d'acqua sul corpo e la sensazione è gradevole.



La splendida continua a sorridermi senza ancora aver detto una parola. Ora distinguo anche il suo corpo: è inginocchiata al mio fianco e il suo seno è scoperto, un seno bellissimo.



Ora che l'immagine è molto chiara apprezzo ancora di più la sua bellezza, esaltata da due conchiglie azzurre che porta come orecchini e una collana di coralli. Un piccolo neo alla sinistra del mento rende il suo viso familiare, ma è una sensazione.



Cerco di sollevarmi per prendere una posizione più comoda. La ragazza mi aiuta prendendomi per le spalle. Ora sono seduto e riesco a vedere meglio tutto quello che mi circonda: il mare, il cielo, il sole, gli scogli, la ragazza.



I miei occhi inevitabilmente vanno a cercare la parte del suo corpo che fino a quel momento non avevo potuto vedere a causa della mia posizione.



Fui colto da una sensazione di orrore e il mio corpo si irrigidì come vidi quello che c'era sotto il suo busto: era un pesce, una coda di pesce!



Sentii un crampo allo stomaco, ero terrorizzato e lei si accorse del mio stato d'animo e vidi il suo viso rattristarsi.



“Non aver timore, non sono un mostro” mi disse con una voce calda,  molto bella e rassicurante.



“Sei una sirena, ma le sirene non esistono, sono frutto della fantasia” e mentre dicevo queste parole istintivamente mi allontanavo da lei.



Allora forse sono davvero morto, queste cose non esistono sulla Terra.



Lei mi prese una mano e mi sentii rassicurato, poi incominciò a parlare:



“Devi stare tranquillo, non sarei mai in grado di farti del male. Sono una sirena perché sono



vittima di una specie di incantesimo. Prima ero una donna come le altre. Ma anche a me capitò quello che è capitato a te: stavo annegando e qualcuno mi salvò, qualcuno che vive da sempre in fondo al mare. Dovevo scegliere, o morire o diventare una sirena”



Ascoltai il suo racconto incredulo. Stavo vivendo una favola, si perché queste cose le ho lette solo sui libri di storie fantastiche.



La sirena continuò a parlare:



“Questo incantesimo potrebbe non essere per sempre, potrebbe pure sciogliersi ad una particolare condizione”



Incominciai a sentire un'attrazione nei suoi confronti, sarà il suo aspetto familiare, o, come sapevo dalle favole, veramente le sirene riescono ad incantarti con la loro voce.



Non riuscivo a parlare affascinato dal suo racconto..



Continuò:



“Per sciogliere l'incantesimo devo trovare un uomo che provi un'attrazione per me nonostante il mio aspetto e quest'uomo deve baciarmi con passione e trasporto. Solo così potrei ritornare ad essere una donna”



Mentre pronunciava queste parole avvertii un velo di tristezza nei suoi bellissimi occhi. Era davvero bella e volevo aiutarla. Lei mi aveva salvato la vita, anche se non sapevo se quello che stavo vivendo era la realtà, un sogno oppure ero morto.



Avvicinai le mie labbra alla sua bocca. Ormai la paura era passata e provavo un'attrazione  vera per lei. Le nostre bocche si congiunsero, sapeva di buono, conoscevo il suo sapore.



Il baciò diventava sempre più appassionato e le lingue cominciarono a cercarsi sempre più avidamente.






Intorno a noi la luce diventava sempre più forte, tutto diventava sempre più indistinto.



Io cominciai ad accarezzarla sui fianchi, le baciai il seno.



Volevo fare l'amore con lei e istintivamente la mano andò a cercare le sue gambe.



Erano lisce e calde. L'incantesimo si era sciolto.



Lei mi guardò con riconoscenza, anche se nei suoi occhi azzurri rimaneva il velo di malinconia.



Le sue gambe si aprirono sotto il mio corpo.



Furono attimi di passione bellissimi. I nostri corpi sembrava si conoscessero da sempre.



Arrivammo insieme al culmine dell'estasi, ma proprio in quel momento successe una cosa stranissima.



Il cielo divento nero e il mare diventò minaccioso con le onde che si abbattevano con violenza sugli  scogli.



Era impossibile, il tempo non può cambiare così improvvisamente.



La sirena mi guardò come se sapesse cosa stava succedendo.



Ad un certo punto un rumore come uno schiocco sordo di un fulmine, ma molto più forte, arrivò dal mare.



Mi girai istintivamente per vedere cosa era stato. Anche dopo tutto quello che mi era capitato non credevo a quello che stava succedendo in mare.



Si era formato un vortice e dal centro stava emergendo un'imponente figura dalle sembianze umane, anche se sembrava che il suo corpo fosse composto d'acqua.



Incominciò a parlare diretto alla sirena:



“Lo sapevi che non dovevi farlo, ora sai cosa ti aspetta”



Non ci capivo più nulla, lei si girò verso di me e mi diede un bacio sulle labbra e disse:



“Grazie, non potevo terminare la mia esperienza da essere vivente senza provare quello che ho provato con te”



Ero sempre più confuso, mi girava la testa.



Il mare si ingrossò e un onda gigantesca colpì lo scoglio dove ci trovavamo. Persi l'equilibrio e mi aggrappai a lei. Sentii il la sua testa che mi scivolava tra le mani, poi un suono fortissimo e intermittente.



Nuovamente il buio.



Per un tempo che non so quantificare ci fu un silenzio totale.



Di nuovo il formicolio nel corpo, e piano piano ripresi a sentire dei rumori, delle voci:



“Si sta riprendendo! Fate largo! Fatelo respirare!”



Le ombre che avevo attorno presero forma.



Tantissime persone erano intorno a me.



“Te la sei vista brutta. Ti abbiamo ripescato appena in tempo. Ancora un poco e ci lasciavi le penne”



Ero stordito. Avevo le mani serrate a pugno. Cercai di rialzarmi per capire dove ero adesso.



C'erano una decina di persone intorno a me. Due avevano la tuta arancione.



Ero sempre sullo scoglio e vicino al mare che intravedevo tra le gambe della gente che incominciava ad allontanarsi.



“Ti abbiamo ripescato sotto lo scoglio, per tua fortuna eri privo di sensi, devi aver sbattuto la testa, anche se bernoccoli o ferite non ne abbiamo visto” disse uno degli uomini con la tuta arancione.



Ormai ero in me. Quindi ho sognato, stavo per morire annegato e ho sognato tutto.



Mi guardo intorno per capire esattamente dove ero.



Ero sugli scogli, sempre li.



La mia attenzione fu attirata da uno scoglio che emergeva dall'acqua. Mi alzai per vedere meglio.



Aveva una forma non consueta, sembrava la coda di un grosso pesce che usciva dall'acqua.



“La natura è bizzarra” disse una persona vicina a me che si accorse che guardavo lo strano scoglio.



“E' la “coda di sirena”. Così si chiama. Una leggenda dice che prima fosse appunto una bellissima sirena, trasformata in scoglio perché fece qualcosa che le sirene non devono fare: innamorarsi di un uomo”



Fui preso da un angoscia nel sentire queste parole.



Mi accorsi di avere ancora le mani serrate come se stringessi qualche cosa.



In effetti in una stringevo qualche cosa.



Sentii un tuffo al cuore quando vidi sul mio palmo un orecchino con una conchiglia azzurra.



Sogno, realtà, passaggio tra la vita e la morte, non importa, la sirena rimarrà sempre nel mio cuore e questa conchiglia azzurra rimarrà sempre con me.



Ed ogni anno ritornerò su questo scoglio per renderle omaggio e ricordare l'amore che ha saputo darmi in quegli istanti di splendida fantasia... o realtà.



 




Franco

giovedì 16 febbraio 2006




LA BELLEZZA






Sono bella, o mortali! Come un sogno di pietra



e il mio seno, che a tutti fu tortura,



fa nel poeta nascere un amore



eterno e muto come la materia.






Sfinge incompresa regno nell'azzurro



In me il bianco dei cigni copre un cuore di neve.



Il movimento che turba le linee, lo detesto,



e non piango mai e mai non rido.






I poeti, vedendo che m'atteggio



come se m'ispirassi a monumenti fieri,



passano i loro giorni in studi austeri,






giacché per incantare così docili amanti



ho due limpidi specchi che tutto fan più bello:



gli occhi, i miei grandi occhi dalle chiarezze eterne!






Baudelaire







mercoledì 15 febbraio 2006

 



Non posso pianificare le mie ore di sonno, di
lavoro o di esercizio, Mary. Sentiamo sempre dire che tutti sono capaci di svegliarsi, di prendere il tè e di andare a letto a una determinata ora, ogni giorno. E sono orgogliosi di questa disciplina.
Per me, questa gente si limita a vivere sempre lo Stesso Giorno.
Io ho bisogno di lasciare che accadano le cose che devono accadere: è necessario essere aperti all'inatteso. Io sono diverso ogni giorno che passa, e quando avrò ottant'anni, spero ancora di poter provare questi cambiamenti interni ed esterni. Se arriverò a quell'età, non mi fermerò a pensare alle cose che ho già fatto, perché voglio usare ogni attimo di vita che ancora mi resterà.
Non posso pianificare niente di importante, soltanto piccole cose. Chi pianifica ciò che è importante, trasforma tutto in piccole cose.



 Gibran – Lettere d’amore del profeta



 


 

martedì 14 febbraio 2006

 



PARLA BETTINA



Mille baci non m’avevano saziato,



e con un bacio, infine, gli dissi addio.



Dopo il cupo dolore dell’amaro distacco



Per me fu la riva cui m’ero sottratta.



 



Con le sue case, monti, colline e fiumi,



finché li vidi, un tesoro di gioie;



poi l’occhio si deliziò d’azzurro



nelle chiare, fugate tenebre.



 



E quando il mare circondò la vista



Mi tornò in cuore il desiderio ardente;



cercai irritata il mio perduto amore.



 



Ed ecco, fu come se il cielo splendesse,



mi parve che nulla più mi mancasse,



che avessi tutto il bene di un tempo.



 



Goethe



 


lunedì 13 febbraio 2006

domenica 12 febbraio 2006








Buon inizio settimana a tutti!




Solitario vengo a visitarti,



ammaliato dai fuochi dell'amore.



Tu dici la ventura. - Non chiamarmi-



Ormai da tempo stròlogo io stesso.






Dal pesante carico degli anni



solo il sortilegio mi ha salvato,



e stròlogo di nuovo su di te,



ma confuso e non limpido è il responso.






Dal sortilegio sono avvinti i giorni,



io vezzeggio gli anni, - non chiamare...



Forse si spengono presto i fuochi



dello stregato tenebroso amore?






Aleksandor Blok














Joseph Auquier

sabato 11 febbraio 2006



 



Io ti dirò che t’amo



Tu mi risponderai:



Dunque, mio bello, amiamo.



E non il ver dirai.



 



Ah! L’amor tuo, lo sai,



Solo nel mondo io bramo.



Ben so che amato mai



Io non sarò… Ridiamo



 



C’è nel tuo labbro rosso



Tale un gentile invito!



E rifiutar non posso!



 



Nel bruno occhio pensoso



C’è un fremito infinito!



E disperar non oso



 



Giovanni Pascoli



 


venerdì 10 febbraio 2006



Non esistono libri morali o immorali. I libri sono scritti bene o sono scritti male.

Oscar Wilde

giovedì 9 febbraio 2006

 



O da lungi si cara, e bianca, e cara



tanto vicina, Mary, così te



deliziosamente, ch'io mi fingo



un qualche raro balsamo emanato



su un portafiori di cristallo, vuoto,



annerito dal tempo, sì, lo sai...



Ecco che anni e poi anni, ecco che sempre



l'abbagliante sorriso mi prolunga



la stessa rosa e la sua estate bella



che si immerge nel tempo andato e poi



anche in quello futuro. E il cuore che



nelle notti comprendersi, talvolta,



cerca o con qualche nuovo nome, sempre



più tenero, chiamarti, mi si infiamma



per quello di sorella, detto solo



in un bisbiglio, testolina cara



e tesoro sì grande, se non fosse



che ben tutt'altra tu mi insegni, un'altra



dolcezza, sussurrata a bassa voce



col solo bacio in mezzo ai tuoi capelli.


 


Sthephane Mallarmè




 

martedì 7 febbraio 2006

 



Ah, quanto sei lontano e nessuno



Più nomina il tuo nome –



Quando ovunque mi rechi sento



Cupo e gelido un vuoto –



 



Comincio a credere che tu sia solo un sogno



Nato dalle brame della mia mente,



e a questo sogno ho dato vita e nome



e in ultimo il tuo aspetto –



 



- ma quando poi ti vedo e posso



sentire ancora le tue forti parole



e posarti ancora il capo sullo spalla –



ascoltare ancora il suono della tua voce –



 



allora so che il resto è solo notte,



malvagi sogni che presto scorderò,



so che tu mi porti nella luce



e che in te dimorano la vita e il giorno



 



Karen Blixen



 


lunedì 6 febbraio 2006

 



Non credeva all’estasi lei



Non credeva a voli scriteriati



Che poi sarebbero precipitati



(senza paracadute)



Eppure rimaneva una romantica a modo suo



Passati gli anni verdi ad amare



Un pittore che volava



Dove a lei nemmeno interessava osare



 



Lawrence Ferlinghetti



 


 

domenica 5 febbraio 2006

 



 



Eri la terra, a volte lo sapevo,



nelle tue labbra bevevo l’angoscia delle fontane



sgorgante da pietre calde, e l’estate



dominava lassù pietra felice e bevitore



 



Ti dicevo di mirto, a volte, e bruciavamo



Un giorno intero l’albero dei tuoi gesti.



Grandi fiammate rapide di luce vestale,



così l’inventavo fra i tuoi capelli chiari



 



Grande e nulla un’estate ci aveva arso i sogni,



arrochita la voce, cresciuto il corpo, disfatte le catene



A volte il letto vorticava, una barca alla deriva



Che si avvia lentissima verso il centro del mare.



 



Yves Bonnefoy



 



 


sabato 4 febbraio 2006




Questo è il cielo di questa mattina quando sono uscito da casa.
Buon sabato sera a tutti!!!