sabato 10 settembre 2005

Paul Verlaine

Tua amante e tuo amante, la mia dolce mano
passa e ride sulla tua cara carne in festa,
ride e gioisce del tuo godere.
Sai bene ch'essa è fatta per servirla,
e il tuo bel corpo io devo svestirlo
a inebriarlo senza fine di un'arte
sempre nuova nella pronta carezza.
Io sono simile alla grande Saffo.

Lascia che la mia testa vaghi e sprofondi
alla ventura, un po' selvaggia, in cerca
d'ombra e di odore e di lavoro incantevole
verso i sapori delle tua gloria segreta.
Lascia vagabondare l'anima del tuo poeta
ovunque, per campi o boschi, monti o valli,
come tu vuoi e se io lo desidero.
Io sono simile alla grande Saffo.

E allora avidamente stringo il tuo corpo,
la tua carne contro il mio corpo d'atleta
che si tende e a momenti si rilassa,
felice del trionfo e della disfatta
in questo conflitto del cuore e della testa.
Per la sterile stretta in cui il cervello
viene infine a completare la natura
io sono simile alla grande Saffo.







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