martedì 31 gennaio 2006




 



Un amico abbandona i suoi progetti



Per starti vicino quando ne hai bisogno,



si compiace dei suoi successi,



è triste quando tu soffri.



Un amico incoraggia i tuoi sogni



E ti dà i suoi consigli.



E anche se tu non li segui



Continua a rispettarti



E a volerti bene



 



Doris Wild Helmering

lunedì 30 gennaio 2006

 



Il drago si è congiunto al garofano



Per generarti



In qualche luogo vivi,



dove in marzo l’artiglio spunta



per fiorire.



Dove il tuono d’ottobre si fa delicato



E diventa profumo. Chiama!



Voglio venire da te,



dimmi in quale luogo,



perché ci si possa l’un l’altro



interrogare e amare,



gioia senza terrore,



e essere buoni?



 



In nessun luogo si è buoni?



 



Hans Magnus Enzensberger



 



 


domenica 29 gennaio 2006

 



Spiegami, Amore



 



Leggero il tuo cappello lievita, saluta,



s'agita al vento, il tuo capo scoperto



ha incantato le nuvole, il tuo cuore



è occupato altrove, la tua bocca



s'intride di nuovi linguaggi;



la campagna di erba tremolina si ricopre,



l'estate accende il taràssaco e lo spenge,



i suoi fiocchi ti accecano il viso levato,



ridi e piangi e te stessa distruggi,



che più può mai succederti –



 



Spiegami, Amore!



 



Il pavone, con stupore solenne, fa la ruota,



la colomba solleva il bavero di piume,



colma del suo tubare, l'aria si distende



Grida l'anatra, tutto il paese



abbonda di miele selvaggio, anche nel parco



ben composto uno spolvero dorato



intorno a ogni aiuola s'irraggia.



 



Il pesce s'imporpora, oltrepassa il branco,



nelle grotte sprofonda verso il letto di corallo.



Seguendo il ritmo della sabbia argentifera



timido lo scorpione danza.



Lo scarabeo fiuta la bella di lontano:



avessi i suoi sensi, anch'io avvertirei



il luccicchìo dell'ali sotto la sua corazza



e prenderei la vita remota del calicanto!



 



Spiegami, Amore!



 



L'acqua è capace di parlare,



l'onda prende per mano l'onda,



nella vigna il grappolo si gonfia,



si fende e cade. E con quale candore



sbuca dalla sua casa la lumaca!



 



Una pietra sa come intenerire l'altra!



 



Spiegami, Amore, quello che io non so



spiegarmi: in questo breve, orribile tempo



dovrò tenere per compagno soltanto



il pensiero, e sola



nessun affetto avere né donare?



Pensare si deve? E nessuno



che senta la nostra mancanza?



 



Tu dici che un altro intelletto fa affidamento su di noi...



Non mi spiegare nulla. Vedo la salamandra



guizzare attraverso tutti i fuochi.



Non la incalza alcun fremito, e non prova



nessun dolore



 



Ingeborg Bachmann



 



 




Mario Vidor

sabato 28 gennaio 2006

 


 



Le strade non portano



A nessuna meta: tutte



Terminano in noi.



La fiamma del crepuscolo



Ci fonde in unità.



E’ bello camminare,



sognare, cantare. Bello



essere gran tenerezza



con un cuore vicino,



(con un dolore remoto).



La sera si denuda,



mostra i suoi ori profondi.



Ogni forma ci incanta



Col suo vino gioioso.



Ormai non c’è nulla – passato,



futuro, ombre, gioie -,



fuori di noi.



La sera spolvera



Il suo caldo tesoro.



I suoi pampini di fuoco



Stillano nei nostri occhi.



La sera è nostra. Il mondo



Fu fatto per noi.



Siamo il suo centro vivo



E gira il tempo intorno.



Passa e non può ferire



Col suo dolore remoto



Il nostro cuore vicino.



Le strade non portano



A nessuna meta; tutte



Terminano in noi.



 



Josè Hierro Real



 



 

venerdì 27 gennaio 2006

 



Ritorni dell'amore con la luna



 



Eri la luna con la luna. Risalivi



dal letto affaticato, sì grande e rilucente



che l'assopite, oscure, lenzuola si credevano



d'esser le fanaliste d'un sole sconosciuto.



Profondo, era il giaciglio come cisterna immobile



che incantata saliva da un'acqua illuminata.



Nuotavano sommerse in dolce luce l'onde



spinte dalle tue braccia a morir contro i muri.



Quando infine ascendevi alle alte vetrate,



che la luna remota contemplava nel sogno,



tu, luna con la luna, traboccando, cadevi



estinta nuovamente nel tuo letto tranquillo.



Altre cose la luna m'ha portato stanotte,



nel montar solitaria sopra gli alberi muti.



 



Rafael Alberti



 


giovedì 26 gennaio 2006



STUPENDO

È nei ritagli ormai del tempo
che penso a quando tu eri qui
era difficile ricordo bene
ma era fantastico provarci insieme.
Ed ora che non mi consolo
guardando una fotografia
mi rendo conto che il tempo vola
e che la vita poi è una sola...
E mi ricordo chi voleva
al potere la fantasia...
erano giorni di grandi sogni........sai
erano vere anche le utopie
Ma non ricordo se chi c'era
aveva queste queste facce qui
non mi dire che è proprio così
non mi dire che son quelli lì!

E ora che del mio domani
non ho più la nostalgia
ci vuole sempre qualche cosa da bere
ci vuole sempre vicino un bicchiere!
Ed ora che oramai non tremo
nemmeno per amore...sì!...
ci vuole quello che io non ho
ci vuole "pelo" sullo stomaco!

Però ricordo chi voleva
un mondo meglio di così!
sì proprio tu che ti fai delle storie...(ma dai)...
cosa vuoi TU più di così
E cosa conta "chi perdeva"
le regole sono così
è la vita! ed è ora che CRESCI!
devi prenderla così......

SI!!!!
STUPENDO!
MI VIENE IL VOMITO!
è più forte di me
NON lo so
se sto qui
o se ritorno
se ritorno
se ritorno tra poco, tra poco....tra poco

Però ricordo chi voleva
un mondo meglio di così!
ancora tu che ci fai delle storie...(ma dai)...
cosa vuoi TU più di così
E cosa conta "chi perdeva"
le regole sono così
è la vita ed è ora che CRESCI!
devi viverla così.......

Vasco Rossi




Mario Vidor



mercoledì 25 gennaio 2006















 



Se qualcuno ti piace, non lottare, abborda



il volto nuovo dove a posarsi è andato



il sole dei tuoi occhi ingenui;



qualsiasi cosa ti attragga, il mio dolore te l'accorda.



- Ed io, da lungi, il cuore sostenuto dal tuo,



mescolando al tuo piacer la mia misericordia,



ti benedirò la fronte poggiata su nude braccia,



la fronte pugnalata che più distesa diventa,



e i baci setosi che sognano e mordono..



 



- Non mi lamenterò, perché li ho conosciuti.



 



Anna De Noailles



 


martedì 24 gennaio 2006

 



Al risveglio ho trovato



con la luce una lettera.



Ma non posso sapere



che dice: non so leggere.



 



E non voglio distrarre



un sapiente dai libri:



ciò che c'è scritto forse



non lo saprebbe leggere.



 



La terrò sulla fronte,



la terrò stretta al cuore.



Quando scende la notte



ed escono le stelle,



la porterò sul grembo



e resterò in silenzio.



E me la leggeranno



le foglie che stormiscono,



e ne farà il ruscello



col suo scorrere un canto



che a me ripeterà



anche l'Orsa dal cielo.



 



Io non lo so trovare



quel che cerco, o capire



cosa dovrei imparare,



ma so che questa lettera



che non ho letto, ha reso



più lieve il mio fardello,



e tutti i miei pensieri



ha mutato in canzoni.



 



RABINDRANATH TAGORE



 

lunedì 23 gennaio 2006

 


Se lei potesse venire qui da me



ora che la violenza della falce



ha disegnato sentieri nel sole



e le rondini già fendono l'aria



al tramonto! Se venisse da me!



 



Se lei potesse venire ora da me



prima che le campanule sfioriscano falciate,



mentre le vecce si infiammano, prima



che cercando freschezza i pipistrelli



cadano nella notte; oh se venisse!



 



Staccati i cavalli, il crepitio della macchina



tace. Se lei venisse raccoglieremmo il fieno



sulla collina e tranquilli giacere



davvero potremmo fin quando il cielo verde



non avesse più brividi nel lucore fremente.



 



Vorrei lasciarmi andare sopra il fieno



con la mia testa sulle sue ginocchia,



disteso, abbandonato, mentre lei



quietamente respira su di me



e silenziose crescono le stelle.



 



Vorrei giacere, immobile



come se fossi morto, ma sentendo



che la sua mano furtiva accarezza



la mia testa, il mio viso,



fino a quando si sciolga il mio dolore.



 



DAVID HERBERT LAWRENCE



 


 

domenica 22 gennaio 2006



Buon lunedì a tutti !!!

 



No, io non so apprezzare quel furioso piacere,



Quel delirio dei sensi, quel demente godere,



Le moine, i lamenti che fa una prostituta



Quando fra le mie braccia come una serpe astuta



Piagandomi coi baci, e con carezze e gemiti,



Lei mi conduce subito a quegli ultimi fremiti!



 



Quanto mi sei più cara, come più a me s’addice,



Se pure mi tormenta, il tuo farmi felice



Quando cedendo alfine alla mia implorazione



Tenera ti concedi a me senza passione



E fredda per vergogna, alla mia foga ardente



Tu corrispondi appena e non pensi più a niente



Fino a quando diventi più viva e a poco a poco



Pur contro voglia, infine condividi il mio fuoco.



 



ALEKSANDR SERGEEVIC PUSKIN





Michael Vahle


sabato 21 gennaio 2006

 



Vienimi sopra il cuore, anima sorda e crudele,



Tigre adorata, mostro dalle arie indolenti;



Le mie dita che tremano io voglio lungamente



Affondare nel gorgo dei tuoi folti capelli;



 



Voglio nella tua gonna, intrisa del tuo odore,



Seppellire la testa che mi duole



E respirare come un fiore fradicio



Del mio amore defunto il dolce afrore.



 



Voglio dormire! Meglio che vivere è dormire!



In un sonno che è dolce come è dolce la morte,



Senza rimorso spargerò i miei baci



Sul tuo corpo lucente come il rame.



 



Nulla più che l'abisso del tuo letto



Per sciogliere i singhiozzi nella quiete;



L'oblio profondo sta sulla tua bocca



e solo nei tuoi baci scorre il Lete.



 



E al destino, che è ormai la mia delizia,



Obbedirò come un predestinato,



Come un martire docile, un puro condannato



Che attizza col fervore il suo supplizio,



 



E succhierò, per spegnere il rancore,



Il nepente e la provvida cicuta



Sulle punte incantevoli di quel tuo seno eretto



Che non ha mai saputo imprigionare un cuore.



 



CHARLES BAUDELAIRE




Foto di Mario Vidor


 

venerdì 20 gennaio 2006



Joris Van Daele


 


«Sono venuta tanto da lontano per rivederti, senti il mio cuore come batte... senti come batte forte il mio cuore!... tocca la mia fronte e il mio seno: oh! sono assai stanca, ho corso tanto; sono spossata dalla lunga aspettazione... erano quasi trecento anni che non ti vedevo.»
«Trecento anni!»
«Non ti ricordi? Noi eravamo assieme in questo castello: ma sono memorie terribili! Non le evochiamo.»
«Sarebbe impossibile; io le ho dimenticate.» «Le ricorderai dopo la tua morte.» «Quando?»
«Assai presto.»
«Quando?»
«Fra venti anni, al venti di gennaio: i nostri destini, come le nostre vite, non potranno ricongiungersi prima di quel giorno.»


IGINO UGO TARCIIETTI
Le leggende del castello nero, 1869



giovedì 19 gennaio 2006

 



Nel sortilegio delle prime luci,



quando il gallo si mette a cantare,



lei nascondendosi fra le mie braccia,



con tenerezza mi disse: «Conducimi



con te nel paradiso del piacere:



è questa l'ora ed è questa la chiave.



Fa presto caro ad aprire il forziere



del mio tesoro che saprai cercare».



 



«Assaggia le mie lacrime che pendono



ora tremanti sull'iride, e bevi



dalla gola che mugola i profondi



lamenti del mio corpo che s'arrende.



Svelto, prima che l'alba su noi irrompa



e tutti i suoi pensieri porti il giorno,



entra nel paradiso e mentre canta



il pettirosso prendi il tuo piacere.»



 



In quell'ora legammo i nostri amori



puri come quel canto di richiamo,



pervasi di mistero come i fiori



saliti lungo il muro con un ramo.



Poi venne il giorno, coi fuochi d'oriente,



le cose che si muovono destò,



gli amori che si cercano, ma il nostro



sul petto, stanco, si addormentò.



 



JAMES MC AULEY



 


martedì 17 gennaio 2006



Ti voglio.

Te l'ho detto con il vento
che come un bruco gioca nella sabbia;
come un organo irato tempestoso;

te l'ho detto con il sole,
che dei giovani indora i corpi nudi
e nelle cose innocenti sorride;

l'ho detto con le nuvole
meste fronti che il cielo sostengono,
tristezze fuggitive;

l'ho detto con le piante
le diafane creature che si coprono
d'improvviso rossore;

te l'ho detto con l'acqua
vita lucente che nasconde l'ombra;

e te l'ho detto con la mia paura
e te l'ho detto con la mia allegria,
e con astio, e tremende parole.

Ma non mi basta:
oltre la vita voglio
dirtelo con la morte;
oltre l'amore voglio
dirtelo con l'oblio.

LUIS CERNUDA

lunedì 16 gennaio 2006

 



Quando a sorsate bevo la scintilla amorosa



Che nasce dai tuoi occhi il mio sguardo è abbagliato.



Non la mente, lo spirito (e ne gode) è turbato



E il mio corpo già ebbro non trova quiete o posa.



 



Mi batte in petto il cuore, e la paura gela



Il mio calore umano, e si perdono al vento



I miei sensi vedendo che il tuo cuore è contento,



Se mi conduce a morte, d'esser detto crudele.



 



I fulminanti sguardi coi raggi mi trafiggono



Come punte di frecce, la pelle, il corpo, il cuore,



E l'anima, e se voglio ribellarmi al dolore,



Del male che ricevo la grazia supplicare,



Quella tua crudeltà mi vieta di parlare



E la voce mi spengono gli occhi tuoi che m'affliggono.


 


PIERRE DE RONSARD


 


 

domenica 15 gennaio 2006



Reinhard Otto

 



 



Amore mio



la tua chioma è un reame



dove regina è l'oscurità



la tua fronte è uno svolo di fiori



 



è la tua testa come un bosco vivo



colmo di uccelli che dormono



i tuoi seni son grappoli di api



candide sopra il ramo del tuo corpo



il tuo corpo è l'aprile e le ascelle



mi annunziano la primavera



 



sono bianchi cavalli le tue cosce



aggiogati ad un cocchio da re



sono il ritmo d'un bravo menestrello



e in mezzo a loro c'è sempre una musica



 



amore mio



la tua testa è uno scrigno per la gemma



fresca della tua mente



i tuoi capelli son come guerrieri



che non sanno sconfitta



i tuoi capelli sulle spalle sono



un'armata con trombe vittoriose



 



le tue gambe son alberi di sogno



ed è il suo frutto il cibo dell'oblio



le tue labbra son satrapi in porpora



e i suoi baci congiungono i re



i tuoi polsi



sono i santi



che fan la guardia alle chiavi del sangue



 



alle caviglie i tuoi piedi sono fiori



in vasi d'argento



 



è nella tua bellezza la doppiezza dei flauti



 



hanno i tuoi occhi l'ambiguità



di campane intuite nell'incenso.



 



EDWARD ESTLIN CUMMINGS