Non ricordava da cinque anni una sera di luglio così fresca, e, consegnandosi indifeso all'eccesso di sensazioni, abbrividì, come se l'estate fosse morta di colpo, vide staccarsi dal cielo profondo la nuda architettura dell'Appennino e nascere presso le vette le prime stelle, incredibilmente liquide e diacce come nelle notti di gennaio. Si trasferiva alla più lucente che era larga e abbandonata come uno sguardo di pietà. Di lì scorgeva
GIUSEPPE ANTONIO BORGESE
Rubè, 1921
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