lunedì 11 luglio 2005

La mattina del quinto giorno, cioè l'11 luglio, mi trovai a percorrere un viale straordinariamente lungo di ghiacci e di montagne di neve, schierati con notevole regolarità, un viale largo circa mezzo miglio e lungo molte miglia, come una doppia processione titanica di statue, oppure le tombe dei Ming, che però si alzavano e scendevano, come al ritmo di una musica, quando le raggiungeva l'onda; alcune erano altissime, e gettavano placide ombre sul viale; molte presentavano una pellucida tinta smeraldina, dall'alto di tre o quattro di esse si riversavano cascate che mandavano come un canto lontano, e il mare era qui singolarmente denso, come albumina d'uovo, quasi, mentre nel cielo pallido, come sempre in quella regione, circolavano alcune nuvole di neve, bianche e arruffate: e non avevo percorso più di un miglio lungo questo corridoio, che suscitava un'impressione misteriosa di cattedrali ciclopiche e di strana segregazione, quando scorsi in fondo in fondo un oggetto nero.


MATTHEW P. SHIEL

La nube purpurea, 1901

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