Questi udì, nel silenzio dell'aria e dell'anima, distinto, lo stridio d'un tarlo. E il piccolo fatto bastò a disperdere momentaneamente l'estrema violenza della tension nervosa, come basta la puntura d'un ago a vuotare una vescica gonfia. Tutte le particolarità del giorno terribile gli tornarono alla memoria: – l'annunzio improvviso portato alle Torrette di Sarsa, verso le tre del pomeriggio, da un corriere ansante che balbettava e piagnucolava; il viaggio fulmineo, a cavallo, sotto la gran canicola, su per le coste infiammate, e nella corsa i sùbiti mancamenti di forza che lo facevano pericolare; e poi la casa tutta piena di singhiozzi, piena d'uno strepito di porte sbattute dalla raffica, piena del rombo ch'egli aveva nelle arterie; e infine l'entrata impetuosa nella stanza, la vista del cadavere, le tende che si gonfiavano e garrivano, il tintinnio dell'acquasantiera su la parete... –
Il fatto era avvenuto nella mattina del 4 agosto, senza alcuna preparazione sospetta. Il suicida non aveva lasciata nessuna lettera, neppure per il nipote.
GABRIELE D'ANNUNZIO
"Trionfo della morte, 1894
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