Caro Mainardi - coraggio, l'estate sta per finire. Siamo al 27 e il gran caldo di questi giorni non è che lo spasimo culmine. Cinque, sei battute ancora di spasimo e vedrai che pioverà. S'impazzirebbe se no, credo.
E quasi sera a momenti; gli oblò della mia cabina sono entrambi spalancati, la porta pure, e nondimeno mi tocca scriverti in piedi appoggiato al marmo della specchiera perché a sedere incollerei. E non ho niente addosso. Sul balcone accanto c'è la signora Rosmunda, che si soffia, la sento lamentarsi col suo pappagallo, il quinioquinio, più che mai pensa d'essere una povera abbandonata. Tutta la città si soffia, mezzo mondo piglia gelati, l'altra metà dorme disteso sui cocomeri. E alla spiaggia è un brulichio.
Il garofano rosso, 1933-1934
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