lunedì 31 ottobre 2005

La notte è scesa...
La sua oscurità a avvolto le case, i palazzi, le persone...
Freddo intorno,
nuvole nere o cupe in cielo,
la pioggia scenderà presto dal cielo,
la notte si preannuncia violenta...

Un sorriso sul mio volto,
la pioggia a bagnato i miei lunghi capelli,
le gocce cadono una ad una...
le mie zanne hanno voglia di mordere...

Il profumo del sangue,
del nettare prezioso,
si fa sempre più inebriante...
meglio di qualsiasi bevanda umana.

Il collo della mia vittima è squarciato
lecco il sangue senza perdermi neanche una goccia
e sorrido ancora con occhi famelici,
il mio mondo è qui in mezzo Voi...

E Voi non avete neanche idea come qualcuno,
un'ombra con le ali di pipistrello,
possa essere peggio della Morte...
Perchè tutto si fa...
per il vitale sangue!






di Jordan Damaskinos





domenica 30 ottobre 2005

Il Druido di certo si sentirebbe smarrito



E la Strega avrebbe uno sguardo sorpreso



Vedendo gli spiriti vestiti a festa



Sfrecciare per gioco nella notte



Dove un tempo regnavano antiche magie



Le risa infantili ora riempiono l’anima



Eppure in tal modo la notte si onora



Come usavano gli antichi in ere lontane.  


(David O. Norris)


Oggi i post saranno dedicati alla festa di Halloween.

Voglio  consigliare alle donne l'abbigliamento da usare in questa giornata.
Sucesso garantito!!!


uomo e donna a letto alle 10 pomeridiane



 



mi sento come una scatola di sardine, disse lei.



mi sento come un cerotto, dissi io.



mi sento come un panino al tonno, disse lei.



mi sento come un pomodoro a fette, dissi io.



mi sento come se stesse per piovere, disse lei.



mi sento come se l'orologio s'è fermato, dissi io.



mi sento come se la porta fosse aperta, disse lei.



mi sento come se stesse per entrare un elefante, dissi io.



mi sento che dovremmo pagare l'affitto, disse lei.



mi sento che dovremmo trovare lavoro, dissi io.



mi sento che dovresti trovare lavoro, disse lei.



 



non me la sento di lavorare, dissi.



 



mi sento che di me non te ne importa, disse lei.



mi sento che dovremmo far l'amore, dissi io.



mi sento che l'amore l'abbiamo fatto fin troppo, disse lei.



mi sento che dovremmo farlo più spesso, dissi io.



mi sento che dovresti trovare lavoro, disse lei.



mi sento che dovresti trovare lavoro, dissi io.



mi sento una gran voglia di bere, disse lei.



mi sento come una bottiglia di whisky, dissi io.



mi sento che finiremo come due ubriaconi, disse lei.



mi sento che hai ragione, dissi io.



mi sento di mollare tutto, disse lei.



mi sento che ho bisogno d'un bagno, dissi io.



anch'io mi sento che hai bisogno d'un bagno, disse lei.



mi sento che dovresti lavarmi la schiena, dissi io.



mi sento che tu non mi ami, disse lei.



mi sento che ti amo, dissi io.



mi sento quel coso dentro adesso, disse lei.



anch'io sento che adesso quel coso è dentro di te, dissi io.



mi sento che adesso ti amo, disse lei.



mi sento che ti amo più di te, dissi io.



mi sento benone, disse lei, ho voglia di urlare.



mi sento che non la smetterei più, dissi io.



mi sento che ne saresti capace, disse lei.



mi sento, dissi io.



mi sento, disse lei.



 



Charles Bukowski



Sei così bella questa sera



così assurdamente felice



 



che dovrei osare ora, subito



farti scivolare giù la camicia



 



larga e bianca attraverso



cui intravedo il tuo seno



 



e prenderti qui nel giardino,



prenderti sino al primo mattino.



 



Invece ci siamo appena baciati



e adesso già fuggiamo via



 



dicendoci solo: ci rivedremo.



Ma quando? Dove? Chi ci assicura



 



che tanta brama domani dura?



 



 



Giuseppe Conte




Poetto... sexy


Poetto... la spiaggia di Cagliari
Marco Glaviano


Annaleise Sueber, 1995


Amo, o bellezza pallida, le tue sopracciglia abbassate
Dove sembra trascorrano le tenebre;
E quegli occhi nerissimi che tanti pensieri han chiamato
Che proprio non son funebri.



Gli occhi che son d'accordo, con i capelli tuoi,
Con la tua chioma elastica,
Quegli occhi che mi dicono con languore: «Se vuoi,
Tu che sei amante della musa plastica,



Nutrire la speranza che in te abbiamo eccitato
E tutti i gusti che ti fan piacere,
Vedrai come sia vero, dopo averlo provato,
Dall'ombelico al sedere;



Sopra due seni colmi tu larghe troverai
Due medaglie di bronzo,
E sotto un ventre liscio, di velluto, bistrato
Come ha la pelle un bonzo,



Un vello così ricco che può fare pariglia
Con quella enorme capigliatura
Così ricciuta e soffice, che in densità t'eguaglia
O Notte senza stelle, o Notte oscura!».


CHARLES BAUDELAIRE


Buona Domenica!!!



da  Franco ....

sabato 29 ottobre 2005

Vasco Rossi
Dormi, dormi

Stai con me....ancora un po'
solo un momento...ti pagherò
Soltanto un attimo....di Nostalgia
oppure per un attimo e poi vai via!
e tu Parli....parli...
parli di" cose che passano....."
e poi sogni......sogni
sogni che poi svaniscono

Stai con me... ci stai o no
ci stai un attimo......un giorno
ci stai per essere ancora mia....
oppure ci stai per non andare via!!

e tu Dormi, dormi
E i sogni poi si scordano!

Stai con me....;oppure no
soltanto un attimo.....Ti pagherò
ci stai per essere ancora mia
oppure ci stai per non andare via

Ed il Sole.......Muore
mentre i miei sogni crollano
ed il Sole...dorme
e i sogni poi si scordano!
e tu Dormi....dormi
ora i tuoi sogni volano....
e tu Dormi...dormi
mentre i tuoi occhi "sorridono"!!

Il corvo
-Edgar Allan Poe

Era una cupa mezzanotte e mentre stanco meditavo

Su bizzarri volumi di un sapere remoto,

Mentre, il capo reclino, mi ero quasi assopito,

D’improvviso udii bussare leggermente alla porta.

"C’è qualcuno" mi dissi " che bussa alla mia porta

Solo questo e nulla più."

Ah, ricordo chiaramente quel dicembre desolato,

Dalle braci morenti scorgevo i fantasmi al suolo.

Bramavo il giorno e invano domandavo ai miei libri

Un sollievo al dolore per la perduta Lenore,

La rara radiosa fanciulla che gli angeli chiamano Lenore

E che nessuno, qui, chiamerà mai più.

E al serico, triste, incerto fruscio delle purpuree tende

Rabbrividivo, colmo di assurdi tenori inauditi,

Ebbene ripetessi, per acquietare i battiti del cuore:

"E’ qualcuno alla porta, che chiede di entrare,

Qualcuno attardato, che mi chiede di entrare.

Ecco: è questo e nulla più"

Poi mi feci coraggio e senza più esitare

"Signore," dissi "o Signora, vi prego, perdonatemi,

Ma ero un po’ assopito ed il vostro lieve tocco,

Il vostro così debole bussare mi ha fatto dubitare

Di avervi veramente udito". Qui spalancai la porta:

C’erano solo tenebre e nulla più."

Nelle tenebre a lungo, gli occhi fissi in profondo,

Stupefatto, impaurito sognai sogni che mai

Si era osato sognare: ma nessuno violò

Quel silenzio e soltanto una voce, la mia,

Bisbigliò la parola "Lenore" e un eco rispose:

"Lenore". Solo quello e nulla più.

Rientrai nella mia stanza, l’anima che bruciava.

Ma ben presto, di nuovo, si udì battere fuori,

E più forte di prima. "Certo" dissi "è qualcosa

Proprio alla mia finestra: esplorerò il mistero,

Renderò pace al cuore, esplorerò il mistero.

Ma è solo il vento, nulla più."

Allora spalancai le imposte e sbattendo le ali

Entrò un Corvo maestoso dei santi tempi antichi

Che non fece un inchino, né si fermò un istante.

E con aria di dame o di gran gentiluomo

Si appollaiò su un busto di Palladie sulla porta

Si posò, si sedette, e nulla più.

Poi quell’uccello d’ebano, col suo austero decoro,

Indusse ad un sorriso le mie fantasie meste,

"Perché" dissi "rasata sia la tua cresta, un vile

Non sei, orrido, antico Corvo venuto da notturne rive.

Qual è il tuo nome nobile sulle plutonie rive?"

Disse il Corvo: "Mai più".

Ma quel corvo posato solitario sul placido busto,

Come se tutta l’anima versasse in quelle parole,

Altro non disse, immobile, senza agitare piuma,

Finché non mormorai: "Altri amici di già sono volati via:

Lui se ne andrà domani, volando con le mie speranze"

Allora disse il Corvo: "Mai più".

Trasalii al silenzio interrotto da un dire tanto esatto,

"Parole" mi dissi "che sono la sua scorta sottratta

A un padrone braccato dal Disastro, perseguitato

Finché un solo ritornello non ebbe i suoi canti,

Un ritornello cupo, i canti funebri della sua speranza:

Mai, mai più".

Rasserenando ancora il Corvo le mie fantasie,

Sospinsi verso di lui, verso quel busto e la porta,

Una poltrona dove affondai tra fantasie diverse,

Pensando cosa mai l’infausto uccello del tempo antico.

Cosa mai quel sinistro, infausto e torvo anomale antico

Potesse voler dire gracchiando "Mai più".

Sedevo in congetture senza dire parola

All’uccello i cui occhi di fuoco mi ardevano in cuore;

Cercavo di capire, chino il capo sul velluto

Dei cuscini dove assidua la lampada occhieggiava,

Sul viola del velluto dove la lampada luceva

E che purtroppo Lei non premerà mai più.

Parve più densa l’aria, profumata da un occulto

Turibolo, oscillato da leggeri serafini

Tintinnanti sul tappeto. "Infelice" esclamai "Dio ti manda

Un nepente dagli angeli a lenire il ricordo di Lei,

Dunque bevilo e dimentica la perduta tua Lenore!"

Disse il Corvo "Mai più".

"Profeta, figlio del male e tuttavia profeta, se uccello

Tu sei o demonio, se il maligno" io dissi "ti manda

O la tempesta, desolato ma indomito su una deserta landa

Incantata, in questa casa inseguita dall’Onore,

Io ti imploro, c’è un balsamo, dimmi, un balsamo in Galaad?"

Disse il Corvo: "Mai più".

"Profeta, figlio del male e tuttavia profeta, se uccello

Tu sei o demonio, per il Cielo che si china su noi,

Per il Dio che entrambi adoriamo, dì a quest’anima afflitta

Se nell’Eden lontano riavrà quella santa fanciulla,

La rara raggiante fanciulla che gli angeli chiamano Lenore".

Disse il Corvo: "Mai più".

"Siano queste parole d’addio" alzandomi gridai

"uccello o creatura del male, ritorna alla tempesta,

Alle plutonie rive e non lasciare una sola piuma in segno

Della tua menzogna. Intatta lascia la mia solitudine,

Togli il becco dal mio cuore e la tua figura dalla porta"

Disse il Corvo: "Mai più".

E quel Corvo senza un volo siede ancora, siede ancora

Sul pallido busto di Pallade sulla mia porta.

E sembrano i suoi occhi quelli di un diavolo sognante

E la luce della lampada getta a terra la sua ombra.

E l’anima mia dall’ombra che galleggia sul pavimento

Non si solleverà "Mai più" mai più.

Cindy Marler


Venere con Rembrandt, 1993

venerdì 28 ottobre 2005

Turbato da un sogno
David Herbert  Lawrence

E' la luna quella
Alla finestra, tanto grande e rossa?
Nella stanza nessuno?
Nessuno vicino al letto?

Ascolta; palpitano
I suoi passi giù per le scale
...o ai vetri è un battito d'ali?

Lei un momento fa
Sulla bocca mi baciava calda:
Calda come la luna nel sud
Quando splende rossa,
La luna che da abissi lontani
Segnò quei due baci.

E la luna ora va
Rannuvolandosi, ha frainteso!
Così giù nel mio sangue lenti
Affondano i miei baci, presto
Restando sommersi.

Non ci siamo capiti!



Analogie, ispirazioni.. o copiature?

Oggi meditavo sul fatto che ormai non si riesce più ad essere originali...
Il ritornello di una canzone nuova di Jovanotti mi ha fatto tornare alla mente un libro....
Jovanotti canta:

forse fa male eppure mi va
di stare collegato
di vivere di un fiato
di stendermi sopra al burrone
di guardare giù
la vertigine non è
paura di cadere
ma voglia di volare

Nel 1984 Milan Kundera scriveva "L'insostenibile leggerezza dell'essere" dove c'è il seguente passo:

"Chi tende continuamente  "verso l'alto" deve aspettarsi prima o poi d'essere colto dalla vertigine. Che cos'è la vertigine? Paura di cadere? Ma allora perché ci prende la vertigine anche su un belvedere fornito di una sicura ringhiera? La vertigine è qualcosa di diverso dalla paura di cadere. La vertigine è la voce del vuoto sotto di noi che ci attira, che ci alletta, è il desiderio di cadere, dal quale ci difendiamo con paura".


giovedì 27 ottobre 2005

Nudo



 



Bianchi e rosa. Celesti quasi in cima.



Ritirati, mentali.



Punti di luce occulta dan segnali



D'un'ombra che s'insinua.



 



Ma il colore tradisce la penombra



E si cola in sostanza.



Giacente nell'estate d'una stanza,



S'illumina una forma.



 



Chiarità assottigliata fra profili



Di purissima quiete,



Che dissipa e recide in una rete



Le confusioni vili.



 



Ora la carne è nuda.



L'evidenza Si traduce in riposo.



Giusta monotonia, miracoloso



Culmine di presenza.



 



O pienezza immediata. senz'ambiente



Del corpo femminino!



Non voce o fiore: nulla più. Destino?



O assoluto presente!



 



Jorge Gullien



mercoledì 26 ottobre 2005

Mi piace il tuo corpo



 



mi piace il mio corpo quand'è col tuo corpo.



E una cosa tanto nuova.



Muscoli meglio e nervi di piú.



mi piace il tuo corpo. mi piace quel che fa, e il come.



mi piace sentir la sua spina dorsale,



le sue ossa e il tremolante



liscio-sodo che bacerò



ancora ancora e ancora



di te mi piace baciare questo e quello,



mi piace, lentamente accarezzare, il folto



elettrico pelo, e quel che viene a carne



che si separa... E occhi grandi briciole d'amore,



e forse mi piace il brivido



di sotto me te cosi nuova



 



Edward Estlin Cummings



Miguel Venturian Arana


Stanza in affitto

martedì 25 ottobre 2005

Le mie mani non sono ancora vuote



 



Le mie mani non sono ancora vuote



Ch'io possa alzarle a Te.



Io che fallii nella stretta, fallisco



Ora nella rinunzia. E così poco



Quel che trattengo, scherno alla mia fame,



E tuttavia un ingombro smisurato



Che mi sbarra il cammino verso Te.



Poiché per queste briciole furiosamente amare



Non son pronta al tuo dono



Di nudità, di bellezza severa,



D'un silenzio più trasparente delle lacrime.



 



Margherita Guidacci



lunedì 24 ottobre 2005

Helmut Newton


"Sie kommen"

Scendere a dormire nella terra



 



Ma non potremo, come avrei voluto,



Venire un giorno inghiottiti dalla strada aperta



E scendere a dormire per sempre nella terra



Presso acque profonde, senza luce,



Carne contro carne, caldo contro freddo



 



Dormire carezzando talvolta il fianco dell'altro,



Quando il giallo come d'un frutto traspare,



Davanti agli occhi chiusi, nella notte livida,



Poi stringersi più forte contro l'altro,



E sorridere.



 



Eugène Guillevic



Cindy Marler


Angelo per Kobe, 1990

domenica 23 ottobre 2005

Qualche volta in movimenti casuali



 



la mia mano sfiora la tua mano il dorso della tua mano o il mio corpo coperto di abiti si appoggia quasi senza saperlo



un attimo contro il tuo corpo negli abiti



questi minimi movimenti quasi vegetali



il tuo sguardo di lato e l'occhio che vaga con intenzione nel vuoto



la tua domanda interrotta già all'inizio dove vai l'estate cosa leggi adesso



mi arrivano diritte al cuore



e attraversano la gola come un dolce coltello



e mi prosciugo come un pozzo in una estate calda.



 



Friederike Mayrocker



La differenza tra un profeta e un poeta è che il primo vive quello che insegna.



Il poeta non lo fa: può scrivere versi magnifici sull'amore, e tuttavia continuare a non essere amato. Quando si accetta di non essere amati, si finisce per trasformarsi in qualcuno impossibile da amare.



L'arte è il tentativo di esprimere ciò che l'umanità ama. In tutte le epoche, noi amiamo la bellezza. Non tutto ciò che è bello è buono, ma la bontà è sempre bella.


Kahlil Gibran


Lascia ch'io t'abbia tutta, tutta mia



 



Io grido a te pietà, pietà, amore –



sí, amore! Amore misericordioso,



non supplizio di Tantalo, ma univoco



pensiero, ed immutabile e innocente,



a viso aperto e chiaro e senza macchia!



Lascia ch'io t'abbia tutta, tutta mia!



Quella forma leggiadra, quella dolce



droga d'amore minima, il tuo bacio –



mani ed occhi divini, il caldo e bianco



lucente seno dalle mille gioie;



te stessa, la tua anima, ti supplico



per pietà, dammi tutto, non escluso



un atomo di un atomo, o morrò,



o se forse vivrò, tuo miserando



servo, sarà mia vita senza scopo



nella foschia della sventura inutile –



perduto dal palato della mente



il gusto e resa l'ambizione cieca.



 



John Keats