domenica 26 giugno 2005





Lacrima

Arthur Rimbaud




Lontano da uccelli, da greggi, da paesane,

io bevevo, rannicchiato in una brughiera,

cinta da una selva di noccioli leggera,

in verdi e tiepide foschie meridiane.



Che potevo bere in quella giovane Oïsa,

muti olmi, cielo coperto, erba senza fiori.

Che spillavo alla mia fiasca di colocasia?

Un liquore d'oro, insulso, che dà sudori.



Cattiva insegna d'osteria sarei stato.

Poi il temporale mutò il cielo, fino a sera.

Furon laghi, pertiche, stazioni, una nera

regione, e nella notte blu fu un colonnato.



L'acqua dei boschi moriva alla verginale

sabbia, e il vento, dal cielo, ghiacciava acquitrini...

Io, pescatore d'oro e di gusci marini,

dire che non pensai di bere, come tale!

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