... e buona giornata a tutti
martedì 28 febbraio 2006
... e buona giornata a tutti
lunedì 27 febbraio 2006
Imprigionami – ancora canterò -
Scacciami – il mandolino
dentro di me risuonerà sincero.
Uccidimi – e, inneggiando, fino al Cielo
salirà la mia anima,
sempre tua.
E. DICKINSON
domenica 26 febbraio 2006
Buona giornata e buon inizio settimana a tutti
In fondo al cuore,
unica preghiera,
un’eco di passi
come di gatta:
l’orecchio suo trangugia suoni
il piede si leva alla corsa
lo sguardo
riluce ovunque
dal suo volto scampo non v’è,
bella, un fiore
ma irta d’armi, e in fondo
non ha nulla a che fare con noi.
PAUL KLEE
venerdì 24 febbraio 2006
per leggerla andate qui..
è arrivato carnevale
giovedì 23 febbraio 2006
Amata, di quella dolce prigionia
La mia anima è lieta…
Tenere braccia che inducono alla resa
E vogliono essere strette.
Sempre così mi trattenessero,
Felice prigioniero sarei!
Amata, quella notte mi tenta
Che, nel tremante viluppo delle braccia,
In alcun modo gli allarmi
Possano turbarci ma il sonno
A più sognante sonno si sposi e l’anima
Con l’anima giaccia prigioniera.
James Joyce
mercoledì 22 febbraio 2006
martedì 21 febbraio 2006
C’è qualcosa nella morte
Che è come l’amore!
Se con qualcuno che ti ha fatto conoscere la passione,
e l’ardore dell’amore giovane,
anche tu, dopo anni di vita
insieme, senti che la fiamma si va estinguendo,
e così insieme andate svanendo,
gradualmente, impercettibilmente, con delicatezza,
come stando abbracciati,
attraverso la stanza consueta –
questo è il potere dell’unisono tra anime
che è come l’amore
Edgar Lee Masters
lunedì 20 febbraio 2006
Lei portava la coppa in mano –
Pari al suo orlo aveva il mento e la bocca –
Aveva un passo così leggero e sicuro,
che dalla coppa non cadeva una stilla
Non meno leggera e salda era la mano di lui:
un giovane cavallo egli montava,
e con gesto noncurante
a una tremante immobilità lo sforzava.
Eppure quando dalla mano di lei
La lieve coppa egli dovè prendere
Per entrambi fu troppo pesante;
perché entrambi tremavano tanto
che le mani non si trovano,
e scuro vino corse sul suolo
Hugo Von Hofmannsthal
domenica 19 febbraio 2006
Se essi hanno scordato
O si scordano ora
O mai si ricorderanno –
È più prudente ignorare –
Le pene dell’ipotesi
Son più blanda ferita
Che una realtà di ferro
Temprata dal sapere –
E. Dickinson
venerdì 17 febbraio 2006
Un mio racconto ...
Dal buio affiorano tutti i momenti più belli della mia vita, tutte le persone che ho amato.
E' dunque questo il passaggio tra la vita e la morte?
Sento il freddo dell'acqua che mi circonda e inizia ad entrare in bocca e nel naso.
Sento mille mani che cercano di afferrarmi, mai io gli scivolo sopra.
Sento che sto perdendo i sensi...
Un calore mi investe il viso, un calore familiare, come se ci fosse il sole a scaldarmi. Anche un rumore che distinguo benissimo... no, non è un rumore, è un suono bellissimo, quello delle onde del mare che si infrangono sugli scogli.
Un formicolio su tutto il corpo. Sono vivo, o è solo un illusione?
Ancora non ho aperto gli occhi, forse per la paura di vedere dove sono.
Qualche cosa di caldo si appoggia sulla mia guancia, una mano. Riesco a socchiudere gli occhi e vedo delle ombre indistinte davanti a me.
Piano piano riesco ad aprire meglio gli occhi e cerco di mettere a fuoco quello che ho davanti. Una donna, una donna bellissima. Ora la distinguo bene il suo viso: bianco, le labbra rossissime, i capelli scuri che controluce evidenziano dei bellissimi riflessi rossi. Mi colpiscono i suoi dolcissimi occhi azzurri che mi guardano rassicurandomi.
Lentamente riesco a prendere coscienza di quello che mi sta attorno: sono sdraiato sopra uno scoglio, vicino al mare, sento gli schizzi d'acqua sul corpo e la sensazione è gradevole.
La splendida continua a sorridermi senza ancora aver detto una parola. Ora distinguo anche il suo corpo: è inginocchiata al mio fianco e il suo seno è scoperto, un seno bellissimo.
Ora che l'immagine è molto chiara apprezzo ancora di più la sua bellezza, esaltata da due conchiglie azzurre che porta come orecchini e una collana di coralli. Un piccolo neo alla sinistra del mento rende il suo viso familiare, ma è una sensazione.
Cerco di sollevarmi per prendere una posizione più comoda. La ragazza mi aiuta prendendomi per le spalle. Ora sono seduto e riesco a vedere meglio tutto quello che mi circonda: il mare, il cielo, il sole, gli scogli, la ragazza.
I miei occhi inevitabilmente vanno a cercare la parte del suo corpo che fino a quel momento non avevo potuto vedere a causa della mia posizione.
Fui colto da una sensazione di orrore e il mio corpo si irrigidì come vidi quello che c'era sotto il suo busto: era un pesce, una coda di pesce!
Sentii un crampo allo stomaco, ero terrorizzato e lei si accorse del mio stato d'animo e vidi il suo viso rattristarsi.
“Non aver timore, non sono un mostro” mi disse con una voce calda, molto bella e rassicurante.
“Sei una sirena, ma le sirene non esistono, sono frutto della fantasia” e mentre dicevo queste parole istintivamente mi allontanavo da lei.
Allora forse sono davvero morto, queste cose non esistono sulla Terra.
Lei mi prese una mano e mi sentii rassicurato, poi incominciò a parlare:
“Devi stare tranquillo, non sarei mai in grado di farti del male. Sono una sirena perché sono
vittima di una specie di incantesimo. Prima ero una donna come le altre. Ma anche a me capitò quello che è capitato a te: stavo annegando e qualcuno mi salvò, qualcuno che vive da sempre in fondo al mare. Dovevo scegliere, o morire o diventare una sirena”
Ascoltai il suo racconto incredulo. Stavo vivendo una favola, si perché queste cose le ho lette solo sui libri di storie fantastiche.
La sirena continuò a parlare:
“Questo incantesimo potrebbe non essere per sempre, potrebbe pure sciogliersi ad una particolare condizione”
Incominciai a sentire un'attrazione nei suoi confronti, sarà il suo aspetto familiare, o, come sapevo dalle favole, veramente le sirene riescono ad incantarti con la loro voce.
Non riuscivo a parlare affascinato dal suo racconto..
Continuò:
“Per sciogliere l'incantesimo devo trovare un uomo che provi un'attrazione per me nonostante il mio aspetto e quest'uomo deve baciarmi con passione e trasporto. Solo così potrei ritornare ad essere una donna”
Mentre pronunciava queste parole avvertii un velo di tristezza nei suoi bellissimi occhi. Era davvero bella e volevo aiutarla. Lei mi aveva salvato la vita, anche se non sapevo se quello che stavo vivendo era la realtà, un sogno oppure ero morto.
Avvicinai le mie labbra alla sua bocca. Ormai la paura era passata e provavo un'attrazione vera per lei. Le nostre bocche si congiunsero, sapeva di buono, conoscevo il suo sapore.
Il baciò diventava sempre più appassionato e le lingue cominciarono a cercarsi sempre più avidamente.
Intorno a noi la luce diventava sempre più forte, tutto diventava sempre più indistinto.
Io cominciai ad accarezzarla sui fianchi, le baciai il seno.
Volevo fare l'amore con lei e istintivamente la mano andò a cercare le sue gambe.
Erano lisce e calde. L'incantesimo si era sciolto.
Lei mi guardò con riconoscenza, anche se nei suoi occhi azzurri rimaneva il velo di malinconia.
Le sue gambe si aprirono sotto il mio corpo.
Furono attimi di passione bellissimi. I nostri corpi sembrava si conoscessero da sempre.
Arrivammo insieme al culmine dell'estasi, ma proprio in quel momento successe una cosa stranissima.
Il cielo divento nero e il mare diventò minaccioso con le onde che si abbattevano con violenza sugli scogli.
Era impossibile, il tempo non può cambiare così improvvisamente.
La sirena mi guardò come se sapesse cosa stava succedendo.
Ad un certo punto un rumore come uno schiocco sordo di un fulmine, ma molto più forte, arrivò dal mare.
Mi girai istintivamente per vedere cosa era stato. Anche dopo tutto quello che mi era capitato non credevo a quello che stava succedendo in mare.
Si era formato un vortice e dal centro stava emergendo un'imponente figura dalle sembianze umane, anche se sembrava che il suo corpo fosse composto d'acqua.
Incominciò a parlare diretto alla sirena:
“Lo sapevi che non dovevi farlo, ora sai cosa ti aspetta”
Non ci capivo più nulla, lei si girò verso di me e mi diede un bacio sulle labbra e disse:
“Grazie, non potevo terminare la mia esperienza da essere vivente senza provare quello che ho provato con te”
Ero sempre più confuso, mi girava la testa.
Il mare si ingrossò e un onda gigantesca colpì lo scoglio dove ci trovavamo. Persi l'equilibrio e mi aggrappai a lei. Sentii il la sua testa che mi scivolava tra le mani, poi un suono fortissimo e intermittente.
Nuovamente il buio.
Per un tempo che non so quantificare ci fu un silenzio totale.
Di nuovo il formicolio nel corpo, e piano piano ripresi a sentire dei rumori, delle voci:
“Si sta riprendendo! Fate largo! Fatelo respirare!”
Le ombre che avevo attorno presero forma.
Tantissime persone erano intorno a me.
“Te la sei vista brutta. Ti abbiamo ripescato appena in tempo. Ancora un poco e ci lasciavi le penne”
Ero stordito. Avevo le mani serrate a pugno. Cercai di rialzarmi per capire dove ero adesso.
C'erano una decina di persone intorno a me. Due avevano la tuta arancione.
Ero sempre sullo scoglio e vicino al mare che intravedevo tra le gambe della gente che incominciava ad allontanarsi.
“Ti abbiamo ripescato sotto lo scoglio, per tua fortuna eri privo di sensi, devi aver sbattuto la testa, anche se bernoccoli o ferite non ne abbiamo visto” disse uno degli uomini con la tuta arancione.
Ormai ero in me. Quindi ho sognato, stavo per morire annegato e ho sognato tutto.
Mi guardo intorno per capire esattamente dove ero.
Ero sugli scogli, sempre li.
La mia attenzione fu attirata da uno scoglio che emergeva dall'acqua. Mi alzai per vedere meglio.
Aveva una forma non consueta, sembrava la coda di un grosso pesce che usciva dall'acqua.
“La natura è bizzarra” disse una persona vicina a me che si accorse che guardavo lo strano scoglio.
“E' la “coda di sirena”. Così si chiama. Una leggenda dice che prima fosse appunto una bellissima sirena, trasformata in scoglio perché fece qualcosa che le sirene non devono fare: innamorarsi di un uomo”
Fui preso da un angoscia nel sentire queste parole.
Mi accorsi di avere ancora le mani serrate come se stringessi qualche cosa.
In effetti in una stringevo qualche cosa.
Sentii un tuffo al cuore quando vidi sul mio palmo un orecchino con una conchiglia azzurra.
Sogno, realtà, passaggio tra la vita e la morte, non importa, la sirena rimarrà sempre nel mio cuore e questa conchiglia azzurra rimarrà sempre con me.
Ed ogni anno ritornerò su questo scoglio per renderle omaggio e ricordare l'amore che ha saputo darmi in quegli istanti di splendida fantasia... o realtà.
Franco
giovedì 16 febbraio 2006
LA BELLEZZA
Sono bella, o mortali! Come un sogno di pietra
e il mio seno, che a tutti fu tortura,
fa nel poeta nascere un amore
eterno e muto come la materia.
Sfinge incompresa regno nell'azzurro
In me il bianco dei cigni copre un cuore di neve.
Il movimento che turba le linee, lo detesto,
e non piango mai e mai non rido.
I poeti, vedendo che m'atteggio
come se m'ispirassi a monumenti fieri,
passano i loro giorni in studi austeri,
giacché per incantare così docili amanti
ho due limpidi specchi che tutto fan più bello:
gli occhi, i miei grandi occhi dalle chiarezze eterne!
Baudelaire
mercoledì 15 febbraio 2006
Non posso pianificare le mie ore di sonno, di
lavoro o di esercizio, Mary. Sentiamo sempre dire che tutti sono capaci di svegliarsi, di prendere il tè e di andare a letto a una determinata ora, ogni giorno. E sono orgogliosi di questa disciplina.
Per me, questa gente si limita a vivere sempre lo Stesso Giorno.
Io ho bisogno di lasciare che accadano le cose che devono accadere: è necessario essere aperti all'inatteso. Io sono diverso ogni giorno che passa, e quando avrò ottant'anni, spero ancora di poter provare questi cambiamenti interni ed esterni. Se arriverò a quell'età, non mi fermerò a pensare alle cose che ho già fatto, perché voglio usare ogni attimo di vita che ancora mi resterà.
Non posso pianificare niente di importante, soltanto piccole cose. Chi pianifica ciò che è importante, trasforma tutto in piccole cose.
martedì 14 febbraio 2006
PARLA BETTINA
Mille baci non m’avevano saziato,
e con un bacio, infine, gli dissi addio.
Dopo il cupo dolore dell’amaro distacco
Per me fu la riva cui m’ero sottratta.
Con le sue case, monti, colline e fiumi,
finché li vidi, un tesoro di gioie;
poi l’occhio si deliziò d’azzurro
nelle chiare, fugate tenebre.
E quando il mare circondò la vista
Mi tornò in cuore il desiderio ardente;
cercai irritata il mio perduto amore.
Ed ecco, fu come se il cielo splendesse,
mi parve che nulla più mi mancasse,
che avessi tutto il bene di un tempo.
Goethe
lunedì 13 febbraio 2006
domenica 12 febbraio 2006
Solitario vengo a visitarti,
ammaliato dai fuochi dell'amore.
Tu dici la ventura. - Non chiamarmi-
Ormai da tempo stròlogo io stesso.
Dal pesante carico degli anni
solo il sortilegio mi ha salvato,
e stròlogo di nuovo su di te,
ma confuso e non limpido è il responso.
Dal sortilegio sono avvinti i giorni,
io vezzeggio gli anni, - non chiamare...
Forse si spengono presto i fuochi
dello stregato tenebroso amore?
Aleksandor Blok
sabato 11 febbraio 2006
Io ti dirò che t’amo
Tu mi risponderai:
Dunque, mio bello, amiamo.
E non il ver dirai.
Ah! L’amor tuo, lo sai,
Solo nel mondo io bramo.
Ben so che amato mai
Io non sarò… Ridiamo
C’è nel tuo labbro rosso
Tale un gentile invito!
E rifiutar non posso!
Nel bruno occhio pensoso
C’è un fremito infinito!
E disperar non oso
Giovanni Pascoli
venerdì 10 febbraio 2006
Oscar Wilde
giovedì 9 febbraio 2006
O da lungi si cara, e bianca, e cara
tanto vicina, Mary, così te
deliziosamente, ch'io mi fingo
un qualche raro balsamo emanato
su un portafiori di cristallo, vuoto,
annerito dal tempo, sì, lo sai...
Ecco che anni e poi anni, ecco che sempre
l'abbagliante sorriso mi prolunga
la stessa rosa e la sua estate bella
che si immerge nel tempo andato e poi
anche in quello futuro. E il cuore che
nelle notti comprendersi, talvolta,
cerca o con qualche nuovo nome, sempre
più tenero, chiamarti, mi si infiamma
per quello di sorella, detto solo
in un bisbiglio, testolina cara
e tesoro sì grande, se non fosse
che ben tutt'altra tu mi insegni, un'altra
dolcezza, sussurrata a bassa voce
col solo bacio in mezzo ai tuoi capelli.
Sthephane Mallarmè
mercoledì 8 febbraio 2006
martedì 7 febbraio 2006
Ah, quanto sei lontano e nessuno
Più nomina il tuo nome –
Quando ovunque mi rechi sento
Cupo e gelido un vuoto –
Comincio a credere che tu sia solo un sogno
Nato dalle brame della mia mente,
e a questo sogno ho dato vita e nome
e in ultimo il tuo aspetto –
- ma quando poi ti vedo e posso
sentire ancora le tue forti parole
e posarti ancora il capo sullo spalla –
ascoltare ancora il suono della tua voce –
allora so che il resto è solo notte,
malvagi sogni che presto scorderò,
so che tu mi porti nella luce
e che in te dimorano la vita e il giorno
Karen Blixen
lunedì 6 febbraio 2006
Non credeva all’estasi lei
Non credeva a voli scriteriati
Che poi sarebbero precipitati
(senza paracadute)
Eppure rimaneva una romantica a modo suo
Passati gli anni verdi ad amare
Un pittore che volava
Dove a lei nemmeno interessava osare
Lawrence Ferlinghetti
domenica 5 febbraio 2006
Eri la terra, a volte lo sapevo,
nelle tue labbra bevevo l’angoscia delle fontane
sgorgante da pietre calde, e l’estate
dominava lassù pietra felice e bevitore
Ti dicevo di mirto, a volte, e bruciavamo
Un giorno intero l’albero dei tuoi gesti.
Grandi fiammate rapide di luce vestale,
così l’inventavo fra i tuoi capelli chiari
Grande e nulla un’estate ci aveva arso i sogni,
arrochita la voce, cresciuto il corpo, disfatte le catene
A volte il letto vorticava, una barca alla deriva
Che si avvia lentissima verso il centro del mare.
Yves Bonnefoy
sabato 4 febbraio 2006
Buon sabato sera a tutti!!!