domenica 12 novembre 2006




S'io potessi cantare

come il sole di giugno nel ventre della spiga

l'ubiquo invincibile sole;

s'io sapessi gridare

gridare gridare gridare come il mare

quando s'impenna nel ludibrio d'aquilone;

s'io sapessi, s'io potessi

usurpare il linguaggio della pioggia

che insegna all'erba crudeli dolcezze...

oh allora ogni mattino,

e non con questa roca voce d'uomo,

vorrei dirti che t'amo

e sui muri del mio cieco cammino

scrivere la letizia del tuo nome,

le tue sillabe sante e misteriose,

il mio sigillo di nuova speranza,

il mio pane, il mio vino,

il mio viatico buono.



Gesualdo Bufalino



6 commenti:

  1. Bellissima. Una dichiarazione d'amore che si vorrebbe fare con il linguaggio della natura.

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  2. non ho parole per definirla, anche le migliori che potrei la sciuperebbero.



    ...Infinitamente ammirata...





    Francy

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