lunedì 1 giugno 2009



Da "  Il gioco dell'angelo"   di C.R. Zafon












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Caro David,

a volte mi sembra di avere iniziato a scriverle questa lettera tanti anni fa e di non essere stata ancora capace di finirla. È passato molto tempo da quando l'ho vista per l'ultima volta, sono successe molte cose terribili e meschine, eppure non c'è giorno in cui non mi ricordi di lei e non mi chieda dov'è, se ha trovato pace, se sta scrivendo, se è diventato un vecchio brontolone, se è innamorato

o se si ricorda di noi, della piccola libreria di Sempere e Figli e della peggior assistente che abbia mai avuto.

Temo che lei se ne sia andato senza avermi insegnato a scrivere e non so nemmeno da dove iniziare a mettere in parole tutto quel-lo che vorrei dirle. Mi piacerebbe che sapesse che sono stata felice, che grazie a lei ho trovato un uomo che ho amato e che mi ha amato, e che insieme abbiamo avuto un figlio, Daniel, a cui parlo sempre di lei e che ha dato un senso alla mia vita che nemmeno tutti i libri del mondo potrebbero neanche cominciare a spiegare.

Nessuno lo sa, però a volte torno ancora su quel molo dal quale l'ho vista partire per sempre e mi siedo un po', da sola, ad aspetta-re, come se credessi che lei sta per tornare. Se lo facesse, vedrebbe che, nonostante tutto quello che è successo, la libreria è ancora aperta, il terreno su cui sorgeva la casa della torre è ancora abban-donato, tutte le menzogne dette su di lei sono state dimenticate e in queste strade ci sono tante persone con l'anima talmente mac-chiata di sangue che non osano più ricordare e quando lo fanno mentono a se stesse, perché non possono nemmeno guardarsi allo specchio. In libreria continuiamo a vendere i suoi libri, ma di nascosto, perché adesso sono stati dichiarati immorali e il paese si è riempito di gente desiderosa di distruggere e bruciare libri piuttosto che di leggerli. Sono brutti tempi e spesso credo che se ne avvicinino di peggiori.

Mio marito e i dottori credono di ingannarmi, ma io so che mi resta poco tempo. So che morirò presto e che quando lei riceverà questa lettera io non ci sarò più. Per questo volevo scriverle, per farle sapere che non ho paura, che il mio unico dispiacere è lasciare un uomo buono che mi ha dato la sua vita e il mio Daniel soli in un mondo che ogni giorno mi sembra più simile a come lei diceva che fosse, e non a come io volevo credere che potesse essere.

Volevo scriverle perché sapesse che, nonostante tutto, ho vissuto e sono grata per il tempo che ho trascorso qui, grata di averla conosciuta e di essere stata sua amica. Volevo scriverle perché mi piacerebbe che mi ricordasse e che, un giorno, se lei ha qualcuno come io ho il mio piccolo Daniel, gli parlasse di me e con le sue parole mi facesse vivere per sempre.

Le vuole bene



Isabella

1 commento:

  1. Bellissima la musica. Oggi ho comprato Marina e già sull'autobus ho cominciato a leggerlo. Mi piace.

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