sabato 18 luglio 2009

Cristina


La spogliai lentamente, percorrendole la pelle con le labbra, consapevole che non l'avrei mai più rifatto. Cristina si diede con rabbia ed abbandono, e quando la stanchezza ci vinse si addormentò tra le mie braccia senza bisogno di dire nulla. Resistetti al sonno, assaporando il calore del suo corpo e pensando che se il giorno dopo la morte avesse voluto venirmi incontro l'avrei accolta in pace. Accarezzai Cristina nella penombra, sentendo oltre le pareti il temporale che si allontanava dalla città, sapendo che l'avrei persa ma che, per qualche minuto, eravamo appartenuti l'uno all'altra, e a nessun altro.



"Il gioco dell'angelo" C. R. Zafon


1 commento:

  1. Ricordo questo passaggio esattamente. Un bellissimo libro.

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