giovedì 27 aprile 2006




LA MUSICA






Quante volte la musica m'afferra come un mare!



Alla pallida stella



sotto un arco di bruma o nell'etere immenso



volgo la vela;






proteso il petto in avanti, come tela



gonfi i polmoni,



scalo dei flutti l'ispida catena



che la notte mi vela.






E sento ogni passione in me vibrare



d'una nave che soffre,



il vento propizio, la convulsa tempesta






sul precipizio enorme



mi cullano. Altre volte bonaccia, vasto specchio



del mio tormento...






BAUDELAIRE




martedì 25 aprile 2006



Finalmente il momento è arrivato.
La mia breve ma intensa esistenza sta per terminare.
19 anni, condannata alla sedia elettrica per omicidio.
Colpevole?
Colpevolissima. L'ho ammazzato e non sono pentita.
Perché l'ho ammazzato?
Semplicemente perché era un uomo che si era innamorato di me.
Gli uomini, ho iniziato ad odiarli da quando avevo tredici anni.
Non fraintendetemi, non sono lesbica.
Mi piace scopare con gli uomini ed il problema è che è
l'unica cosa che mi piace fare con loro.
Tredicenne ero già completamente formata ed ero pure bella.
Me ne accorgevo guardandomi allo specchio e non avevo nulla da
invidiare a certe attrici o modelle che vedevo sui giornali.
Mio padre non mi faceva però uscire di casa.
Lui è stato il primo uomo che ho odiato.
Mi controllava a tal punto che doveva persino accompagnarmi a scuola .
In classe tutti mi sembravano molto più piccoli di me eppure era
lì il solo luogo in cui non venissi controllata.
Durante la ricreazione  mi avvicinavo al cancello comunicante con
la scuola superiore e li scambiavo due parole con i ragazzi più grandi.
Mi rendevo perfettamente conto che erano interessati solo
al mio aspetto, ma ne ero contenta.
Mi piaceva che mi facessero dei complimenti,
anche se spesso non troppo eleganti.

Quando stavo sola nella mia stanza amavo spogliarmi e
stare a contemplare la mia immagine riflessa allo specchio,
magari accarezzandomi il seno e insinuando le mie dita tra le gambe.
Un giorno però dimenticai di chiudere a chiave la porta.
Mio fratello,di cinque anni più grande di me,
entrò senza che me ne accorgessi.

Lui fu il secondo uomo che odiai.
Me lo ritrovai addosso senza riuscire a fare in tempo a difendermi.
Uscendo dalla stanza mi disse che se avessi
detto qualcosa mi avrebbe ammazzato.

Subii i suoi abusi fino all’età di diciotto anni.
Fu arrestato per violenza carnale, denunciato da una ragazzina,
 nostra vicina di casa.

L'arresto di mio fratello provocò un

terremoto in casa e i miei si separarono.
Mia madre andò via e anche io decisi di andarmene.
Trovai un lavoro come cameriera e un piccolo appartamento
da dividere con una mia collega.

Finalmente respirai la libertà, la possibilità di vivere “normalmente”.
Nel locale venivo spesso avvicinata da diversi uomini,
attratti dalla mia avvenenza.

Con molti di loro ho trascorso fantastiche notti di sesso.
Mi piaceva essere libera di stare con chi volevo, mi piaceva quella
vita che si contrapponeva a quella da reclusa
costretta a soddisfare le voglie di mio fratello.

Tutto sembrava andare per il meglio fino a quando accadde che uno di
questi uomini iniziò a provare qualcosa per me e purtroppo si innamorò.
Non avevo mai calcolato di potermi trovare in una simile situazione.
Mi mandava regali in continuazione, era sempre nel locale.
Sentivo di essere nuovamente controllata.

Gli chiesi più volte, prima in maniera gentile,
 poi diventando anche sgradevole,

di smetterla,urlandogli talvolta che non ero affatto
interessata a creare un legame con qualcuno.

Ma non servì a nulla.
Non potevo tornare indietro. Nessun uomo poteva
avere il diritto di controllare la mia vita

Decisi allora, senza esitare, di ucciderlo.
Un giorno gli dissi di scusarmi per le volte precedenti,
che stavo passando un brutto periodo, ecc. ecc.

Accettai infine un invito a casa sua.
Nascosi un coltello,

il più appuntito che fossi riuscita a trovare, nella borsa.
Sarebbe venuto a prendermi al locale.
Mi portò a casa.
Li mi offrì da bere e rimanemmo a parlare per un po'.
Cercai di essere disinvolta quanto più potessi e ad un
certo punto decisi di fare io la prima mossa.

Cominciai a baciarlo.
Lui si lasciò subito trasportare e cominciò a spogliarmi.
Mi condusse nella sua camera senza rendersi conto che con me,
portavo la borsa che poggiai al lato del letto.
Fu una scopata eccezionale, me la sono goduta fino in fondo,
fino a quando lui si girò dall'altro lato e senza guardarmi disse:
“Rimani a vivere con me?”
Non volevo più sentire una parola.

Feci scivolare la mano dentro la borsa, 
afferrai il coltello e lo colpii con forza al petto
 mentre lui attendeva ancora la mia risposta.

Non so quante volte ancora affondai la lama.
Non ebbe in tempo di dire nulla.
Fu sicuramente il primo colpo ad essere mortale.

Nella fretta di rivestirmi, prendere le mie cose, fuggire,
ignorai il coltello, ancora piantato nello stomaco del mio “innamorato”.
Non ci misero molto a risalire a me;molta gente mi aveva vista salire
sulla sua auto e le impronte digitali hanno fatto il resto.
Processo, sentenza, ed eccomi qua,
gambe e braccia serrate con cinghie in pelle

al freddo metallo di questa sedia.
Ecco, questa è la mia breve ma intensa esistenza,
quella di una donna che amava gli uomini per il piacere che sapevano
dare al suo corpo ma odiava gli uomini che la volevano
imprigionare e tenerla solo per se stessi.



CLICK!







BUON 25 APRILE !!!

domenica 23 aprile 2006

 



Era la mezza estate ed era al colmo



la notte e gli astri, pallidi, brillavano



nell’orbite, per entro il pio chiarore



della luna più splendido e più freddo.



Il suo sorriso



ho fissato alcun tempo. Troppo freddo,



troppo freddo per me! Come un sudario,



trascorse in cielo una villosa nube



ed io mi volsi a te, superba stella



della sera, lontana, nella gloria



del tuo fulgore! E’ a me più caro il raggio



di che t’accendi e tremi, m’è più cara



quella parte orgogliosa onde il ciel tieni



e più mi piace il tuo remoto fuoco



che non quell’altro lume, umile e freddo.



 



E. A. POE



 

giovedì 20 aprile 2006




Un matrimonio






Il primo dono



che le fece



era una fede d'oro






Il secondo – a notte fonda



si svegliò



e appoggiandosi ad un gomito,



la baciò






Il terzo ed ultimo -



ci morì insieme



e smise di amarla



per convivere con lei






ROBERT CREELEY




mercoledì 19 aprile 2006

martedì 18 aprile 2006




Era la mia città, la città vuota



all'alba, piena di un mio desiderio.



Ma il mio canto d'amore, il mio più vero



era per gli altri una canzone ignota.






SANDRO PENNA





lunedì 17 aprile 2006

 



Voglio averti,
Una sola volta
è la mia ossessione
Voglio far parte delle tue passioni
Per una sola volta
così dopo la voglia di te
sarà più forte
ma anche più atroce



 



Franco



 

sabato 15 aprile 2006



All’odore crudele
Che viene dalle spine della siepe
Il tuo sangue amareggia l’amore,
e ti diventan gli occhi
una luce cattiva pigiata.
Sulla tua statua che cammina
Aprendo una nuova strada nel vento
Invano battono le mie parole
Come gocce di rugiada da me scossa.
Prego l’erba dell’argine ti venga incontro
Con la lampada avvelenata del gigaro
Per far soffrire la tua bocca rossa.

CORRADO GOVONI



 

mercoledì 12 aprile 2006




Disegnano linee di piacere
le mani sulla pelle
mentre i nostri pensieri volano
nell’infinito cielo
dei desideri.

Franco

lunedì 10 aprile 2006






Più pigra, questa sera, sta sognando la luna:



bellezza che su un mucchio di cuscini,



lieve e distratta, prima di dormire



accarezza il contorno dei seni,






sulla serica schiena delle molli valanghe,



morente, s'abbandona a deliqui infiniti,



e volge gli occhi là dove bianche visioni



salgono nell'azzurro come fiori.






Quando su questa terra, nel suo pigro languore,



lascia che giù furtiva una lacrima fili,



un poeta adorante e al sonno ostile






nella mano raccoglie quell'umido pallore



dai riflessi iridati d'opale, e lo nasconde



lontano dagli occhi del sole, nel suo cuore.






BAUDELAIRE




sabato 8 aprile 2006




Sentimenti visibili
Vicinanza leggera
Chioma delle carezze

Senza ombre né dubbi
Dai gli occhi a quel che vedono
Visti da quel che guardano.

Fiducia di cristallo
Tra due specchi
Ti si perdono gli occhi della notte
Per unir desiderio e risveglio



PAUL ELUARD






venerdì 7 aprile 2006

giovedì 6 aprile 2006

Desiderio



 



A volte il sogno



diventa un desiderio senza controllo



e senza freno facciamo delle cose



che la realtà non ci consente di realizzare.



 



A volte il pensiero



ci porta a fantasticare e immaginare



delle cose che vorremo fare,



che desideriamo, ma non realizziamo



 



A volte nel sogno  si realizza



quello che col pensiero



si desidera



 


FRANCO

mercoledì 5 aprile 2006




La bettola più cupa sa rivestire il vino



d'un lusso da miracolo, e nell'oro



del suo rosso vapore



fa sorgere una fiaba di colonne,



come un tramonto acceso nella bruma.






L'oppio ingrandisce ciò che non ha fine,



l'illimitato estende,



il tempo fa più cavo, più profondo il piacere,



e di nere, di cupe voluttà



l'anima sa colmare a dismisura.






Ma più veleno stillano i tuoi occhi,



i tuoi verdi occhi,



laghi dove si specchia e capovolto



trema il mio cuore, amari abissi dove



a frotte si dissetano i miei sogni.






Più tremendo prodigio è la saliva



con cui m'intacchi l'anima e l'affondi



senza rimorsi nell'oblio, e languente



a filo di vertigine la spingi



alle rive dei morti!






BAUDELAIRE




martedì 4 aprile 2006


La cosa che si disponeva a fare consisteva nell'incominciare
 un diario.

 Ciò non era illegale (nulla era illegale, poiché non
c'erano più leggi); ma
se comunque fosse
stato scoperto, non c'era dubbio che sarebbe stato

condannato a morte, o a venticinque anni almeno
di lavori forzati.

Winston infilò un pennino nella cannuccia e lo
succhiò, come s'usa,

per facilitare la presa dell'inchiostro. La penna era uno strumento
antiquato, che si adoperava assai di rado, perfino
per le firme importanti,
e lui se n'era procurata
una di nascosto e non senza difficoltà, solo perché

sentiva che quei bei fogli color crema meritavano
che ci si scrivesse sopra
con un vero pennino, anziché
d'essere grattati con una delle solite matite

a inchiostro. Veramente non aveva l'abitudine di scrivere a mano.
Con l'eccezione di qualche breve appunto, di solito
dettava ogni cosa al dittografo,
un apparecchio
che registrava e trascriveva tutto ciò che si diceva
in un microfono,
e che era assurdo pensar di adoperare
nella presente circostanza.

Intinse la penna nel calamaio e quindi esitò un istante.
Ebbe un tremito fin nelle budella.

Segnare la carta sarebbe stato l'atto decisivo.
Con certe piccole goffe cifre, scrisse:

«4 aprile 1984».

GEORGE ORWELL 1984, 1949




lunedì 3 aprile 2006

 



Se a lungo sono stato solitario,



Ah! Una notte ti vorrei rivedere.



Buca l’oblio, figlia del piacere,



Abbandona il sudario



 



Sei tu, d’un viso un tempo troppo amato,



Lo spettro consolante?



E questo fumo, la luce sfolgorante



Che un tempo m’ha abbagliato?



 



Il tuo pallore, il tuo merletto tetro,



Il ballo, la stanchezza che ci allaccia,



Un corpo mi si piega fra le braccia,



Ritorno indietro …



 



PAUL  JEAN TOULET